Corriere di Bologna

Ricordando Cogolli, pioniere della radiologia

A Budrio una mostra sul luminare tra fotografie, pubblicazi­oni e documenti inediti

- P. D. D.

È stato uno dei pionieri della radiologia italiana. Con all’attivo una lunga attività scandita dai rapporti con il gotha della medicina bolognese, da Murri a Busi, fondatore del primo gabinetto radiologic­o bolognese prima del trasferime­nto a Roma.

Luigi Cogolli, primario e successore proprio di Aristide Busi alla guida della sezione radiologic­a dell’ospedale Maggiore di Bologna, viene ricordato in questi giorni da una mostra allestita a Budrio, la cittadina dove era nato nel 1884. «Luigi Cogolli, l’estremo sacrificio per l’Umanità», sino al 9 maggio presso la Sala Rosa di Palazzo Medosi Fracassati, aperta oggi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19, è inserita nel più ampio programma di «Primaveran­da» e si compone di oltre una sessantina di fotografie inedite, documenti originali, pubblicazi­oni e cimeli. Assemblati da un giovane storico locale, Leonardo Arrighi, che da qualche tempo sta scavando negli archivi e tra i documenti conservati dagli eredi del medico-chirurgo bolognese Benedetto Schiassi. Negli ultimi anni Arrighi ha curato vari lavori su Johannes Schmidl, Antonio D’Ormea e Dino Spisni, oltre che sullo stesso Schiassi, candidato al Nobel per la Medicina nel 1948.

Oltre a rilevanti ricerche in ambito diagnostic­o e terapeutic­o, sempre connesse alle repentine evoluzioni scientific­he della prima metà del ‘900, Cogolli, scomparso nel 1949 a 65 anni, ha dedicato la sua esistenza alla pratica medica quotidiana e alla formazione di numerosi allievi, che hanno a loro volta riscritto la storia della nostra radiologia. Come ricorda Arrighi in un volume che accompagna l’esposizion­e, edito dalla faentina Carta Bianca e dallo stesso titolo, il percorso di Cogolli si intreccia con altri scienziati e medici concittadi­ni come Domenico Golinelli, Stefano Danielli, Giacinto Vogli, Vincenzo Menghini, Francesco Coli ed Ettore Zanardi, autori di scoperte di prim’ordine come quella del ferro nel sangue nella prima metà del ‘700. Cogolli partecipò sia alla guerra Italo-Turca che alla Prima Guerra Mondiale, ottenendo onorificen­ze come la medaglia di bronzo al valor militare.

Prima che la grave malattia prodotta dalle radiazioni, conseguenz­a delle ripetute esposizion­i, lo portasse alla morte. Uno dei zmartiri della radiologia», sottolinea Arrighi, ricordati nel monumento di Amburgo. La sua memoria si era però affievolit­a nel tempo, dopo che per anni a Bologna è stato ricordato da una lapide e da un premio, riservato alla migliore pubblicazi­one scientific­a in radiologia, a lui intitolati.

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