Corriere di Bologna

L’italianiss­imo necro-pop

- di Roy Menarini

Sorpresa. Il protagonis­ta della prima metà del dittico di Paolo Sorrentino (ma girato come un solo film) non è Silvio Berlusconi, o almeno non lo è per gran parte della durata. È un imprendito­re tarantino – chi vuol capire capisca – di nome Morra, che organizza festini e sniffate con belle ragazze giovanissi­me per accreditar­si presso il leader di Forza Italia ed entrare nel clan. Solo dopo una lunga fase di party e orgette, il punto di vista viene ceduto dalla corte dei miracoli desiderant­e a Lui (questo il nome che compare sul telefonino del suo più untuoso collega) e a quel punto di entra nella villa sarda del Cavaliere, dove va in scena la triste storia della fine del matrimonio con Veronica Lario.Chiariamo subito: Sorrentino non sembra avere molto di nuovo da dire su Berlusconi, che si presenta agghindato come lo Sceicco bianco e in seguito si trasforma in una maschera servillian­a più vicina a un burattino che a una mimesi. Al regista interessa chiarament­e altro: una visione atroce del sesso e del corpo, una rappresent­azione necro-pop della nostra storia recente, una conferenza per metafore ed epifanie sul denaro e sulla sua furiosa corruzione, insomma un caleidosco­pio ora felliniano ora trash su un’Italia mostruosa. Sorrentino si diverte, ci diverte, e saprà come al solito irritare moltissimi. Questo è il suo show più autorefere­nziale, una chiamata alle armi per i proprio fan, un concerto semiserio di un autore dal talento illimitato, che affianca a Andreotti e al Papa il suo Berlusconi, portando avanti l’eterna sfida a Nanni Moretti sulle sue stesse figure (Il divo contro Il portaborse, Young Pope contro Habemus Papam, Loro contro Il caimano). Aspettiamo Loro 2, in uscita il 10 maggio, per capirci di più.

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