Neonato morì, Ghi assolto Lacrime e polemiche
La tragedie nel 2014 al Sant’Orsola. Ieri l’abbreviato. I giudici: «Il fatto non sussiste» Le lacrime del dottor Ghi. I suoi legali: «Si conclude una vicenda dolorosa per tutti»
Il giudice Alberto Gamberini ha assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», dall’accusa di omicidio colposo l’ex ginecologo del Policlinico Tullio Ghi e un’ostetrica che il 10 giugno 2014 avevano assistito alla nascita del piccolo Giammarco, deceduto dopo soli 4 giorni dal parto. Per la Procura Ghi aveva causato la morte del piccolo inducendo il parto con l’ossitocina e poi usando la ventosa. Ieri, Ghi ha pianto di gioia, fanno sapere i suoi legali.
Non c’è nessun colpevole per la morte del piccolo Gianmarco Zanella, il neonato deceduto nel 2014 al Sant’Orsola in seguito alle complicazioni durante il parto indotto con ossitocina.
Ieri, il giudice Alberto Gamberini ha assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», dall’accusa di omicidio colposo il ginecologo Tullio Ghi, non più in servizio al Policlinico, e l’ostetrica Francesca Tartaglia, che il 10 giugno 2014 avevano assistito al parto, in regime di libera professione. Per il pm Roberto Ceroni, che aveva chiesto un anno di carcere per il medico e l’assoluzione per l’ostetrica, Ghi aveva causato la morte del piccolo sia perché aveva indotto il parto con l’ossitocina, pur non essendoci le condizioni cliniche per farlo, sia perché, all’insorgere della sofferenza fetale, non aveva optato per il cesario usando invece ripetutamente la ventosa, che provocò un’emorragia subgaleale, tra il cranio e il cuoio capelluto, che insieme agli altri gravi traumi subiti durante il parto come l’assenza di afflusso di ossigeno al cervello, causò il decesso del neonato quattro giorni dopo la nascita.
Ma il giudice Gamberini ha assolto i due imputati, in seguito a una guerra di perizie contrastanti. A differenza di quanto sostenuto dai periti dell’accusa, infatti, per i consulenti incaricati dal gip il comportamento del ginecologo non fu scorretto per quanto riguarda l’induzione del parto e l’uso ripetuto della ventosa per estrarre il feto. I profili di colpa vanno invece ravvisati nella mancata sospensione della somministrazione di ossitocina a un certo punto del travaglio. Nonostante la perizia non assolutoria, dunque, almeno non per tutti i quesiti posti ai consulenti, il giudice ha concluso per l’assoluzione in un caso che all’apertura dell’inchiesta fece molto scalpore.
Dalle indagini dei Nas, infatti, emerse un frequente ricorso ai parti programmati in libera professione, a pagamento, all’interno del Sant’Orsola, nel corso dei quali spesso i turni di riposo e i protocolli non venivano rispettati alla lettera. Tanto che un anno dopo la morte del piccolo Gianmarco, la direzione sanitaria adottò regole molto più stringenti. Anche i vertici del Policlinico furono indagati per omessa denuncia della morte sospetta, ma la loro posizione è già stata archiviata.
I genitori e il fratellino del bambino, dal canto loro, sono stati risarciti dal Policlinico e dalla Regione con una cifra vicina al milione di euro e non erano quindi parti civili nel processo. Ma con l’assoluzione, il Policlinico perde ora la possibilità di potersi rivalere sul ginecologo, che nel frattempo è passato ad insegnare all’Università di Parma.
Ieri, contattato dai suoi legali Gino Bottiglioni e Stefano Bruno subito dopo la sentenza, Ghi «si è lasciato andare a un pianto liberatorio — riferiscono —. È stato un periodo molto difficile per lui». «Con la sentenza di assoluzione — proseguono i legali — si conclude una lunga vicenda umana e processuale travagliata e carica di dolore. Il dolore, in primo luogo, di chi perse il bambino, ma anche il dolore del professor Ghi, destinatario di accuse che mettevano in discussione l’uomo prima ancora che il professionista. Accuse che sin dall’inizio abbiamo respinto con determinazione perché realmente persuasi della completa innocenza. L’esito favorevole — concludono i difensori — ci convince ancora una volta di più che i processi si devono celebrare nelle aule dei Tribunali e non fuori da esse».
” L’avv.Bruno Il nostro cliente destinatario di accuse da subito respinte