I film di «Human rights nights»
Le guerre, i cambiamenti climatici e i movimenti sociali: da sabato al 13 maggio 30 pellicole, mostre fotografiche e concerti raccontano l’umanità. Tra il Mast e la Cineteca. Iniziative anche per bambini
Nel 2005, con il suo documentario Workingman’s Death, aveva mostrato le condizioni di lavoratori di diverse latitudini, dalla lontana Cina alla vicina Germania. Poi, nel 2014, il regista austriaco Michael Glawogger, noto per la sua Trilogia della globalizzazione, si era rimesso in moto per un progetto ambiziosissimo, Untitled, Viaggio senza fine. L’obiettivo era quello di girare intorno al mondo per un anno intero e senza interruzioni, mostrando il pianeta così come gli si sarebbe presentato in una situazione sperimentale e aperta, senza alcun filo conduttore precostituito. Purtroppo il suo viaggio è durato appena 4 mesi, interrompendosi in Liberia dove una febbre malarica ha ucciso Glawogger a soli 53 anni. Ma la sua montatrice di sempre, Monika Willi, che era già al lavoro sul primo materiale grezzo speditole, ha deciso di onorare la memoria del regista fornendo una struttura al girato. Così il film, punto d’incontro di perlustrazioni visive dall’Albania al deserto profondo, da bambini che lavorano nelle discariche a cielo aperto a stormi di uccelli che si alzano in volo, verrà mostrato sabato alle 20 all’Auditorium Mast, in via Speranza 42, per l’inaugurazione della diciottesima edizione di «Human Rights Nights», il festival bolognese dedicato ai diritti umani. Con un’introduzione del regista Antonio Martino e ingresso previa registrazione sul sito www.mast.org. Il tema al centro del festival, dal 5 al 13 maggio tra Mast e sale della Cineteca, è la dis-integrazione. Per denunciare da un lato guerre, conflitti, repressioni, respingimenti alle frontiere e frammentazione dei diritti dei lavoratori e dall’altro una riflessione in positivo sull’integrazione. «Una parola — sottolinea Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca, da sempre partner dell’iniziativa con l’Alma Mater non più così riconosciuta e che oggi può fare persino paura. Per questo è importante che lo sguardo delle arti continui a essere così attento». Argomenti che saranno sviluppati insieme a studiosi, attivisti e artisti nella «Conferenza Visuale», dove parole e immagini si incroceranno, di lunedì 7 alle 14,30 a Palazzo Poggi, in via Zamboni 33. Nel programma, su www.humanrightsnights.org, 32 film sui diritti umani tra documentari e fiction, quasi tutte anteprime, e incontri con registi, produttori, attivisti e ong.
«La nostra dal 2013 è anche un’associazione — racconta Giulia Grassilli, storica direttrice del festival — di persone che oggi vivono sparse in vari luoghi, ma che continuano a convergere su Bologna. Negli anni siamo andati anche oltre il cinema, dando spazio a musica, performance, arte, fotografia. Quest’anno avremo mostre come ‘Sguardi complici’ su Calais di Mattia Fiori o immagini sulla comunità Rohingya rifugiata da Myanmar in Banglades. O, per la musica, il concerto finale della Classica Orchestra Afrobeat domenica 13 alle 21 al Mercato Sonato. E poi proiezioni per le scuole come A Ciambra di Jonas Carpignano e dal primo giugno il Mercatino Verde del Mondo al Giardino ParkerLennon di via del Lavoro, con cucine gourmet da tutto il mondo tra lasagne e delizie di Senegal e Filippine, concerti, danze e giochi per i bimbi. In attesa del ventennale, per cui stiamo immaginando uno sviluppo più ampio che vada verso la ricerca accademica». Il versante cinematografico aprirà invece altre finestre intriganti come domenica 6, dalle 17 sempre al Mast, con lo sguardo sulle condizioni disumane di lavoro in Cina di
Complicit o sul Qatar che si prepara ai Mondiali di calcio del 2022 di The Workers Cup. Al Cinema Lumière, con ingresso gratuito, il festival approderà il 9 maggio con il film
The Rape of Recy Taylor, prodotto da Martin Scorsese, che riprende la storia di una donna nera violentata da sette uomini bianchi nell’Alabama del 1944.
Un approfondimento sugli accordi tra Italia e Libia, per il respingimento dei migranti alle frontiere dell’Europa, sarà infine affrontato con il regista Andrea Segre in occasione della proiezione del suo film
L’ordine delle cose. Mentre le connessioni fra traffici, droga e conflitti in Sahel verranno discussi con il regista marocchino Hassan El Bouharrouti, autore di Sahel & Sahara Connexions.
” Farinelli Integrazion e: una parola non più così riconosciuta e che oggi può fare persino paura. Per questo è importante che il nostro sguardo continui a essere così attento.