Cricket, biciclette, frutta, verdura La carica dei cinquemila bengalesi
La maggior parte vive in città, molti nel centro storico Nel 1988 erano solo due, il boom negli anni Duemila
C’è una cosa che accomuna la terra dei 700 fiumi e la città di Bologna, ed è la bicicletta. Gran parte del territorio del Bangladesh è fatto per pedalare, tanto che a Srimangal dove si produce tè la maggior parte delle persone usa le due ruote per spostarsi, così come i viaggiatori. Da Srimangal, passando per Dacca — la capitale del Bangladesh — fino a alle Due Torri. Fino al 1987 non c’erano cittadini del Bangladesh iscritti all’anagrafe del comune di Bologna e nel 1988 erano appena 2, ma a partire dagli anni Novanta l’arrivo di migranti dal Bangladesh è aumentato progressivamente. Nel 1995 i bengalesi sfioravano i 100 residenti, collocandosi al 23° posto in graduatoria. Oggi quella dei bengalesi è la cittadinanza tra le più rappresentare in città: sono 5.621 in tutta la città metropolitana, in città vive la maggior parte di loro: ben 4.917 persone hanno scelto le Due Torri per trasferirsi, lavorare e far sì che le proprie mogli con i figli potessero raggiungerli. Negli ultimi anni, infatti, sono aumentati i ricongiungimenti e se fino ai primi anni del Duemila c’erano soprattutto uomini bengalesi in città, negli ultimi anni è aumentato il numero delle donne. Anche se è molto difficile farci caso, soprattutto all’interno delle loro attività: nei negozi alimentari che hanno in città, per esempio, chi ci lavora sono soprattutto uomini. In particolare fino al 1992 l’immigrazione dal Bangladesh è stata esclusivamente maschile. Un’altra delle caratteristiche della comunità bengalese a Bologna è quella della residenza: il 70% dei cittadini stranieri provenienti dal Bangladesh ha deciso di prendere la residenza in città e sono soprattutto giovani, dai 15 ai 44 anni. E non ci sono fazzoletti della città in cui non si siano stabiliti i bengalesi: a differenza di altre comunità straniere che hanno deciso di vivere soprattutto in Bolognina fin dai primi anni, i bengalesi abitano in tutta la città, anche in centro storico. E la maggior parte di loro ha la residenza in zona San Vitale, zona in cui ci sono anche molte delle loro attività – come in zona universitaria – oppure in zona San Felice. I più giovani nel tempo libero giocano a cricket, c’è chi si organizza alla bell’e meglio nei diversi parchi della città, tra questi ai Giardini Margherita, e chi invece ha deciso di giocare nella squadra bolognese di Pianoro nel campionato italiano di cricket. Molte attività commerciali, soprattutto nella zona universitaria, sono portate avanti da cittadini bengalesi, ed è bengalese il nuovo titolare della drogheria Marchesini, di una storica famiglia bolognese, di via Murri. Chi non lavora nelle attività a conduzione familiare, soprattutto i più giovani, frequenta l’università di Bologna, i corsi prescelti sono quelli di ingegneria. Gli studenti stranieri di origine bengalese iscritti all’Alma Mater per questo anno accademico sono 41, lo 0,68% rispetto a tutti gli iscritti stranieri.
Riso al curry a pranzo, pennette all’arrabbiata a cena. È la fotografia dell’intreccio di culture di cui è protagonista Arman Tanna Nazmul, nato a Dhaka nel 1985 e a Bologna dal 1996. «Mio padre si è trasferito in Italia quando avevo 4 anni. Era il 1989, è stato uno dei primi bangladesi di Bologna».
Con il ricongiungimento familiare, Arman e i suoi fratelli sono arrivati in estate, a giugno. Le scuole erano chiuse, Arman aveva 11 anni e nessun amico. E ovviamente non capiva una parola di italiano. «I primi mesi ho fatto fatica, la prima sensazione è stata molto strana. Non conoscevo nessuno e non c’era ancora una vera comunità del Bangladesh, saremmo stati in tutto