Arman e una vita a metà «Nozze combinate e pizza»
Trentatré anni, 22 qui. I social per parlare con Dhaka
un centinaio». Gli basta un anno di scuola per imparare la lingua abbastanza bene da integrarsi. Poi il liceo e l’università: una laurea in ingegneria per diventare sviluppatore di software. «Frequentavano il mio stesso corso dei compagni del liceo, facevamo dei gruppi di studio e non ho avuto troppe difficoltà. Alcuni professori mi hanno aiutato con la tesi, ma l’aiuto più grande me l’ha dato mia sorella: è più piccola e parla l’italiano meglio di me». Per un po’ ha anche giocato a cricket: nel 2003 ha partecipato ai campionati europei under 19.
Oggi Arman lavora per un’azienda privata nel bolognese, è sposato con Nabila e ha due figli, il più piccolo nato lo scorso inverno. La sua è una posizione di cerniera tra due mondi: 11 anni in Bangladesh, 22 in Italia; il lavoro e la sua famiglia a Bologna, il resto dei parenti a Dhaka; i fratelli che amano la pizza, i genitori che preferiscono riso e lenticchie speziate. «Sembrerà strano, ma il mio è stato un matrimonio combinato. Non sono stato forzato, ho solo conosciuto mia moglie il giorno delle nozze. Per quelli come me che non sono né di prima né di seconda generazione è un po’ così: ci troviamo a metà tra due culture, che convivono nella stessa casa».
Sarà forse per questo che ama viaggiare: ha girato l’Europa e il nord Italia, arrivando fino a Roma. Ora vorrebbe «esplorare il sud», dalla Puglia alla Sicilia, «ma le città italiane sono tutte belle, non saprei dire quale mi è piaciuta di più». In questi anni è tornato diverse volte in Bangladesh, per gli amici, i nonni, gli zii e i cugini. Grazie ai social riesce a tenersi in contatto con loro, «ma ormai il mio modo di vivere si adatta di più a quello italiano: si può dire che la mia città natale è Bologna, qui sono in armonia. Cosa ha in comune con Dhaka? Il traffico nelle ore di punta», sorride.