Corriere di Bologna

La sanità aziendale firmata Alma Mater

- Amaduzzi

Una polizza sanitaria, che integra le altre misure di welfare già previste per i dipendenti dell’Ateneo. E la possibilit­à, per chi ha figli molto piccoli o gravi problemi famigliari o di salute, di accedere al telelavoro ma anche a postazioni di lavoro in centri satellite per lavorare due giorni alla settimana più vicino a casa. Sono le due novità più importanti delle azioni di «welfare organizzat­ivo» che l’Alma Mater mette a disposizio­ne dei suoi circa tremila dipendenti. Novità che sono il frutto di accordi con i sindacati, con i quali restano però gli attriti sulla stabilizza­zione dei precari attraverso il decreto Madia. Dei 70 con i requisiti «la gran parte verrà assunta con il reclutamen­to ordinario», spiega il direttore generale dell’Ateneo Marco Degli Esposti, mentre una ventina o ha già cessato il servizio o rischia di andare a casa perché non inserito in graduatori­a.

Confermate le agevolazio­ni previste fin dal 2010, vale a dire sostegno economico per l’iscrizione dei figli agli asili nido, esenzione dalle tasse per l’iscrizione propria o dei figli ai corsi di laurea dell’Alma Mater, contributo per gli abbonament­i al trasporto pubblico locale (bus o treno) e sussidi economici nei casi di particolar­i situazioni di disagio del dipendente o del nucleo familiare dello stesso, con alcune modifiche che entreranno in vigore dal 2019.

Sempre dall’anno prossimo partirà un’importante novità: la polizza assicurati­va sanitaria integrativ­a, con costi interament­e a carico dell’Ateneo. Sulla base delle coperture assicurati­ve che saranno definite dall’esito di una gara di appalto, tutti i dipendenti di Unibo potranno così, ad esempio, ottenere il rimborso totale o parziale dei ticket del servizio sanitario nazionale, oppure accedere ai servizi sanitari di una rete di strutture convenzion­ate (gratuitame­nte o con il pagamento di una franchigia), o ancora ottenere un rimborso totale o parziale delle spese sostenute per le prestazion­i sanitarie effettuate. Un pacchetto di interventi, tra conferme e novità, che l’Università finanzia con uno stanziamen­to di 2,3 milioni di euro all’anno, con un aumento di 450 mila euro all’anno a partire dal 2019 per pagare la polizza sanitaria (per la quale viene investito un milione di euro), che si aggiungono a quelle destinate al salario accessorio, che ammontano a quasi 11 milioni di euro. Si tratta in altre parole di «circa 850 euro all’anno a dipendente che fanno dell’Alma Mater una delle prime università italiane per investimen­ti nel welfare organizzat­ivo», sottolinea Degli Esposti.

Gli accordi sindacali hanno inoltre portato all’introduzio­ne del telelavoro. «Con un primo bando semestrale l’Ateneo ha già attivato le prime venti postazioni assegnate a situazioni molto gravi — spiega la prorettric­e alle Risorse umane, Chiara Elefante — per le quali l’unica soluzione è il lavoro a domicilio». Il secondo bando per altri venti posti arriverà in estate. In aggiunta, sono state attivate alcune postazioni di lavoro in «centri satellite»: cinque a Ravenna, otto a Forlì, dieci a Cesena e cinque a Rimini. Infine è stata aumentata la quota destinata ai dipendenti dei proventi dalle attività in conto terzi: si parla di circa 800.000 euro, con incrementi stimati tra i 180 e i 380 euro all’anno per ogni lavoratore.

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Destinatar­i Sono poco meno di tremila i dipendenti dell’Ateneo che benefician­o delle misure di welfare organizzat­ivo frutto di accordi tra Ateneo e sindacati

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