Editto del re contro il voodoo Trenta nigeriane verso la libertà
Il progetto dei volontari della Papa Giovanni per le prostitute
Un video contro la maledizione del rito «Juju» e i debiti da onorare in strada per le donne nigeriane. Tablet e cellulari alla mano, due squadre «speciali» di volontarie della Comunità Papa Giovanni XXIII nell’ultima settimana hanno mostrato alle giovani prostitute un video con cui l’Oba, il «re» Eware II, massima autorità religiosa del popolo nigeriano, le libera dal doppio filo a cui è legato il loro destino. Con un editto rende illegittimo il rito voodoo.
In cinque giorni a Bologna sono state avvicinate trenta «schiave del sesso» nigeriane, e a ciascuna è stato mostrato il video. Incredule e in lacrime hanno chiesto aiuto: «Trovatemi un lavoro e lascio tutto subito», ha detto qualcuna commossa. Altre non ci hanno creduto.
Sono tutte giovani, hanno tra i 20 e i 30 anni, accomunate dallo stesso destino: cercare fortuna, attraversare il Mediterraneo a costo di sacrificare il proprio corpo per rispettare il rito «Juju» con cui vengono ricattate, pena ripercussioni gravi sui propri famigliari. «Il primo passo che compiamo è quello di avvicinarle con tablet e cellulari in mano, per far vedere loro il video dell’Oba, poi lasciamo un numero di telefono da richiamare nei casi di bisogno — ha spiegato Nicola Pirani, uno dei responsabili del progetto —. Sappiamo che liberarsi dagli aguzzini non è semplice, perché la sudditanza nei confronti dei carnefici spesso è psicologica: anche quando ci riusciamo queste ragazze continuano ad avere incubi notturni, a sentirsi male e dare tutta la colpa alla maledizione voodoo».
Sono donne che partono dai villaggi nel cuore dell’Africa dopo essere state sottoposte a rituali di magia nera, molte sono state vendute dalle proprie famiglie. Altre fuggite da persecuzioni religiose, e dopo continue violenze fisiche e sessuali, sono riuscite a partire dalla Libia con un impegno per la propria salvezza: onorare il debito per evitare che il rito voodoo possa ripercuotersi sui propri cari. I debiti con i trafficanti superano anche i 60.000 euro.
Un fenomeno presente sotto le Due Torri, tanto che un anno fa, con l’operazione «Falsa speranza», i carabinieri della Compagnia Bologna Centro, hanno arrestato undici persone, tutte nigeriane. Finite in manette dopo un anno di indagini coordinate dalla Dda, la direzione distrettuale Antimafia della Procura di Bologna. Al vertice dell’associazione c’era una donna, la cosiddetta «madama», una protettrice. Come spesso accade.