Il mal di testa che fa impazzire
Il Centro cefalee dell’Istituto di Scienze neurologiche cura i casi di emicrania più gravi ed è un punto di riferimento in Emilia-Romagna A fine anno avrà un nuovo farmaco per chi resiste anche al botulino
Le caratteristiche del segnale d’allarme le ha tutte. Il mal di testa, come ben sa chi ne soffre, è un segnale del cervello, che non ha una sua sensibilità, per dire che qualcosa non va. Ed è un male vecchio come il mondo. «L’emicrania compare nella Bibbia, se fosse qualcosa di negativo l’evoluzione ne avrebbe ridotto l’incidenza, invece tra i 15 e i 50 anni ne soffre il 10% dei maschi e il 18% delle donne», assicura Pietro Cortelli, neurologo dell’Alma Mater, direttore scientifico dell’Irccs Istituto delle Scienze neurologiche al Bellaria dove dirige anche il Centro Cefalee, un punto di riferimento in Emilia-Romagna, con 1.000 nuovi casi all’anno e un anno di attesa per una visita fuori da un percorso di presa in carico. «Solo a Bologna sono 160 mila le persone che ne soffrono».
Intanto bisogna distinguere tra emicrania e cefalea. «L’emicrania è un meccanismo protettivo per la salute del cervello, mentre la cefalea è il sintomo — continua Cortelli —. Nel 90% dei casi i mal
di testa sono emicranie, nel restante 10% sono cause diverse, alcune pericolose per la vita e rare. Il mal di testa è quindi quasi sempre da emicrania, ma c’è una percentuale che se non individuato in tempi brevi è un segnale d’allarme». A far soffrire il cervello è l’eccessivo consumo di energia che comporta una carenza relativa di ossigeno o di glucosio. A preoccupare deve essere l’improvvisa comparsa del mal di testa, se non se ne è mai sofferto. Ed è importante rivolgersi, su consiglio del medico di base, a un neurologo che indagherà in primo luogo gli stili di vita, i cambiamenti, l’eccessivo peso del carico famigliare o lavorativo. «Quando si hanno sei o sette attacchi al mese deve subentrare uno specialista del Centro Cefalee per mettere a punto una terapia adeguata ed evitare il rischio che la malattia si cronicizzi», spiega Cortelli che assolve lo stress positivo come risposta a un segnale d’allarme, «ma se il sistema è tale per cui lo spegnimento non avviene dopo l’accensione allora non va bene, è la via per la cronicizzazione».
Quando neppure le pillole servono più significa che l’emicrania è cronica e gli attacchi superano i quindici giorni al mese: circa il 2% della popolazione bolognese è in queste condizioni. «Sono questi i nostri pazienti», assicura la neurologa Sabina Cevoli, «se inviati da un neurologo dell’azienda sanitaria aspettano solo un mese per la visita. La prima dura anche più di un’ora, è importante che ci raccontino tutto per poter
arrivare alla terapia più adeguata». «Insegniamo a gestire l’attacco così queste persone non vanno più al pronto soccorso — aggiunge Giulia Pierangeli, anch’essa neurologa del Centro —. Ogni paziente, in base al tipo di mal di testa, riceve alcuni suggerimenti con un farmaco specifico da prendere e uno di salvataggio nel caso non risponda al primo».
Per i casi più gravi si arriva all’impianto di un neurostimolatore sul nervo grande occipitale. «Siamo uno dei quattro centri in regione per la terapia botulinica e l’unico per la neurochirurgia per le forme farmacoresistenti», spiega Cevoli. La terapia botulinica, spiegano le due neurologhe, prevede 31 microiniezioni nel sottocute di fronte, tempie, nuca e spalle, ogni tre mesi. «Circa il 50% dei farmacoresistenti risponde positivamente», assicurano. «In collaborazione con gli anestesisti per i casi gravi e gravissimi — aggiunge Pierangeli — facciamo infusioni continue di lidocaina, ma in questo caso ci vuole il ricovero in terapia semi-intensiva». Entro fine anno uscirà un nuovo rimedio, molto atteso. «Si tratta — conclude Cortelli — di anticorpi monoclonali contro il Cgrp, il mediatore del dolore che si libera negli attacchi di emicrania. Bloccandolo si ferma il dolore.È una rivoluzione, ma sarà destinato a casi cronici selezionati e resistenti a tutto, botulino compreso».
” Cortelli Vediamo pazienti che hanno sei o sette attacchi al mese
Siamo un centro di secondo livello, con 1.000 nuovi pazienti all’anno