Il lavoro di notte e il rischio di ammalarsi di tumore
Patti Smith dice che «la notte appartiene a noi», ma non è così per tutti: in Italia almeno l’8% degli occupati deve lavorare di notte, per la natura stessa della mansione, o perché inseriti in un lavoro a turni. A questi va aggiunta una quota di nottambuli per scelta, ma gli studi scientifici riguardano soprattutto i lavoratori, i cui orari sono più costanti e precisi. Lo sconvolgimento dei ritmi circadiani ha conseguenze multiple sullo stato di benessere, incluso un aumento di rischio di sviluppare tumori, in particolare dipendenti da ormoni, come quelli del seno e della prostata. Dal punto di vista biologico è un dato plausibile, perché i livelli ormonali seguono ritmi circadiani. Gli studi sui topi confermano che alterare il ritmo giorno-notte aumenta il rischio di tumori e ne facilita la crescita. Mettendo insieme questi dati, alcuni anni fa l’Oms ha classificato «probabilmente cancerogeni» i lavori a turni che comportano uno sconvolgimento del ritmo circadiano. Le attività notturne richiedono l’uso di luce artificiale e recentemente ha avuto risonanza una ricerca che collega il rischio di tumori al colore delle luci usate per illuminare gli ambienti chiusi e le strade. L’ipotesi che si possa modulare il rischio di tumore cambiando il colore delle lampade è sicuramente intrigante, ma ci vorranno ancora molti studi per verificarla.
*Commissione Consultiva Strategica