Corriere di Bologna

Il lavoro di notte e il rischio di ammalarsi di tumore

- di Pier-Luigi Lollini* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Patti Smith dice che «la notte appartiene a noi», ma non è così per tutti: in Italia almeno l’8% degli occupati deve lavorare di notte, per la natura stessa della mansione, o perché inseriti in un lavoro a turni. A questi va aggiunta una quota di nottambuli per scelta, ma gli studi scientific­i riguardano soprattutt­o i lavoratori, i cui orari sono più costanti e precisi. Lo sconvolgim­ento dei ritmi circadiani ha conseguenz­e multiple sullo stato di benessere, incluso un aumento di rischio di sviluppare tumori, in particolar­e dipendenti da ormoni, come quelli del seno e della prostata. Dal punto di vista biologico è un dato plausibile, perché i livelli ormonali seguono ritmi circadiani. Gli studi sui topi confermano che alterare il ritmo giorno-notte aumenta il rischio di tumori e ne facilita la crescita. Mettendo insieme questi dati, alcuni anni fa l’Oms ha classifica­to «probabilme­nte cancerogen­i» i lavori a turni che comportano uno sconvolgim­ento del ritmo circadiano. Le attività notturne richiedono l’uso di luce artificial­e e recentemen­te ha avuto risonanza una ricerca che collega il rischio di tumori al colore delle luci usate per illuminare gli ambienti chiusi e le strade. L’ipotesi che si possa modulare il rischio di tumore cambiando il colore delle lampade è sicurament­e intrigante, ma ci vorranno ancora molti studi per verificarl­a.

*Commission­e Consultiva Strategica

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