Corriere di Bologna

I Motus, e il «Panorama» americano

La compagnia riminese da giovedì all’Arena del Sole

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dall’East Village a Bologna, da uno dei templi dell’avanguardi­a newyorkese, il La MaMa Theater, all’Arena del Sole. Si intitola Panorama il nuovo spettacolo dei Motus e porta in scena, il 10 e l’11 maggio alle 21, sei attori dai 23 ai 73 anni che hanno collaborat­o con la Great Jones Repertory Company di Ellen Stewart, la fondatrice del mitico spazio della Grande Mela.

Nell’America di Trump, che chiude le frontiere, sono una compagnia interrazia­le riunita dai riminesi Motus, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, che firma la drammaturg­ia con la collaboraz­ione di Erik Ehn. «In scena — ci anticipa Nicolò — vedrete un attore di origini cinesi, Richard Ebihara, l’afroameric­ana Valois Mickens, un’attrice nata a Istanbul, Zishan Ugurlu, Maura Nguyen Donohue, scappata da Saigon con la madre innamorata di un soldato americano, il coreano Eugene the Poogene e John Gutierrez, di famiglia dominicana, cresciuto in un ghetto vicino al Bronx». Raccontano le loro storie di figli multirazzi­ali dell’America e di artisti costretti per vivere, dopo la morte di Ellen Stewart, a confrontar­si con lo showbiz.

«Lo spettacolo disegna un panorama di persone e storie. Tutto quello che sentirete è vero. Sono frammenti delle loro vite, rimontati in una sorta di biografia unica, in cui ciascuno racconta pezzi di storia dell’altro. È uno spostament­o che si coglie dopo un primo momento di spaesament­o, un distacco utile per narrare fatti veri, personali, “sensibili”». Per indicare, anche, come l’identità sia spesso costruita attraverso gli sguardi di chi ci sta intorno.

Continua Nicolò: «È un lavoro molto politico, anche se non parliamo mai direttamen­te degli States dopo l’avvento al potere di Trump. Emerge una società efficienti­sta e intolleran­te, anche in un campo come quello del lavoro artistico, dove magari si chiede al cinese, che parla perfettame­nte l’inglese, di usare un accento da Chinatown. Lo abbiamo rappresent­ato nei giorni scorsi a Milano e abbiamo visto che funziona anche qua, dove l’immigrazio­ne è più recente e presenta altri problemi».

Lo spettacolo, in inglese con sopratitol­i in italiano, è molto fisico, con danzatori come Maura Nguyen o John Gutierrez, che si è andato via dal ghetto grazie all’hip hop. «Ci sono anche molti frammenti video. Il pretesto per percorrere sei vite nell’America di oggi è che gli attori si presentano a un’audizione – come fanno realmente per sopravvive­re, affrontand­o provini di tutti i tipi. Sono sottoposti a una batteria di domande, riprese da una telecamera». Con Panorama continua in modo diverso la ricerca sulla dissoluzio­ne dei confini dei ruoli di genere, verso una nuova fluidità determinat­a da desideri e sogni personali. «Abbiamo fatto esplodere i temi di Mdlsx, il fortunato spettacolo con Silvia Calderoni, nella direzione del superament­o di altre categorie, barriere, stereotipi. Qui tutto è moltiplica­to per sei identità e sei corpi, ognuno al servizio degli altri».

Lo spettacolo tornerà in Italia al festival di Santarcang­elo.

 ?? Colori ?? Un momento di «Panorama» che indaga nella società americana nell’epoca di Trump con i nuovi razzismi Nello spettacolo si raccontano storie vere
Colori Un momento di «Panorama» che indaga nella società americana nell’epoca di Trump con i nuovi razzismi Nello spettacolo si raccontano storie vere

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