«My generation» la swinging London
All’Odeon il documentario distribuito da I Wonder
Guardi My Generation ed entri in un vortice talmente frenetico da sentirti esplodere. Presentato fuori concorso alla 74° Mostra di Venezia, My Generation, il documentario filtrato dagli occhi e la mente di Sir Michael Caine (anche produttore) e diretto da David Batty, che ci catapulta nel cuore della favolosa Swinging London degli anni Sessanta, approda stasera alla Sala Biografilm del Cinema Odeon di via Mascarella (ore 21.15, versione originale sottotitolata, distribuito nelle sale da I Wonder Pictures nell’ambito delle I Wonder Stories).
Avevamo ancora bisogno di un film sugli anni Sessanta? In fondo, di ragazzi che scoprivano i capelli lunghi e le ragazze a cui, al contrario, la chioma si accorciava, insieme alle minigonne di Mary Quant, stilista che la inventò e per questo iconica , molti di noi sanno. Di Twiggy, tra le prime super modelle , del mito dei bazar creativi di Carnaby Street e le Mini Minor raggianti, anche. Per non dire della colonna sonora dei Beatles, i Rolling Stones, gli Who, Marianne Faithfull e una miriade di gruppi che a quei tempi nascevano dalla sera alla mattina, delle foto di David Bailey e le opere di David Hockney.
Ma qui, oltre all’esplosiva rivoluzione pop, ai giovani al centro dell’universo, al peace and love, la sensazione di avere il mondo tra le mani e che ogni sogno potesse essere possibile, oltre alla voglia di ribellione a portata di tutti, c’è altro. C’è un grande attore premio Oscar che, con fare sornione, gioca tra passato e presente. Lo vedi, elegante e stiloso, dentro una splendida auto sportiva nella Piccadilly Circus di quegli anni e improvvisamente ci troviamo sbalzati nel 2017. Lo senti dialogare con loro, con i miti di quel tempo. Quelli già citati e altri. E lui risponde, replica, pur sapendo che loro non possono ascoltarlo. Fa niente. Sono interviste impossibili che si accavallano. Che s’intrecciano con i flash dalla filmografia dello stesso Michael Caine. E quello che era bianco e nero d’improvviso si colora. Perché, ci spiega lo stesso protagonista, è successa semplicemente una cosa: «Tutto era grigio e spento e noi volevamo portare colore a Londra». Così, per la prima volta i giovani hanno lasciato un segno nella storia. Una stagione come questa è irripetibile. Ma il fatto che se non fosse esplosa la cultura pop il presente sarebbe stato diverso, è bene che i Millennials lo sappiano.