Dalla Cina con furore: «I nostri giovani? A lavorare subito o studino ingegneria»
Forchielli è economista, blogger, scrittore: mio figlio non l’ho fatto tornare
dei convegni non solo arrabbiati, piace molto a Lilli Gruber, a radio e tv irridenti. Vittorio Sgarbi gli gridò: «Ma tu chi sei (eufemismo) per dire quel che dici?». Il video promozionale del libro è la parafrasi della fine di Apocalypse
Forchielli, tenebroso e rapato come Marlon Brando da lontano, il mondo potente lo manda a uccidere. «L’Orrore, l’orrore», le ultime parola del colonello Kurtz-Marlon Brando
Viva la modestia?
«È stato il regista a pensarci. Colpisce e diverte. A vedermi è facile. E poi il pensiero di cosa sono la civiltà, l’inventare, la ricerca, i nemici… Io sono del ’55, ho studiato a Bologna e Harvard, il web? O impari le regole o sei perduto, è una grande piazza. Un bar immenso».
Lei è il Gianluca Vacchi dell’economia?
«L’esatto contrario. Non insegno che la vita è divertimento, sculettate. Ai ragazzi dico di muoversi, fare sacrifici, applicarsi, studiare. Sono una generazione dimenticata. O devono andare via o imparare tutto il possibile per comandare loro. O sei figlio di papà e fai quel che gli pare, o studi come un matto per lavorare. Cultura scientifica. Studi durissimi o lavoro tecnico, perfino manuale. Senza vergogna. Va bene. Non ci sono vie di mezzo. L’unico futuro è lì».
Difficilissimo.
«Lo so. Altro che i miei titoli. Non ci sono grandi fondi, banche internazionali, importanti studi. Le aziende si arrangiano. Uno dei miei due figli voleva tornare in Italia, gli ho detto che nemmeno gli compravo gli casa. “Papà, perché non mi vuoi?”, mi ha chiesto. “Perché non è un paese per giovani” . Ora è a Detroit». Lei cosa torna a fare qui? «I vecchi amici, la campagna, la città antica. Le vacanze. Le radici. Non trovo un’idea nuova. Hanno ripescato Casini. E fatto Fico. Il monumento al cibo? È come se a Roma avessero costruito un Colosseo di plastica a Ostia. Non c’è un investitore internazionale».