Damilano, la pièce su Moro
Era naturale che il libro di Marco Damilano, direttore dell’«Espresso», diventasse uno spettacolo, in scena stasera alle 21 all’Arena del Sole. Perché racconta in prima persona, partendo da una mattina del marzo 1978, da un pulmino della scuola Montessori di Monte Mario a Roma che passa a prendere i bambini, gli anni della prima e della seconda Repubblica. “Un atomo di verità” è il titolo comune a spettacolo e libro, pubblicato da Feltrinelli. Con sottotitolo: “Aldo Moro e la fine della politica in Italia”. L’autore, classe 1968, quel giorno aveva dieci anni e quel pulmino fece tappa proprio in via Fani. Era il 16 marzo, le 8.45, poco prima del rapimento dello statista e della strage della sua scorta. Le note personali guidano una narrazione emozionata in più di cinquant’anni di storia, andando indietro a quando Aldo Moro era un giovane dirigente democristiano per arrivare fino ai nostri giorni. Con una chiave di lettura precisa. Scrive il giornalista: «Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Nel 1978, l’anno di mezzo tra il ’68 e l’89. Lo spartiacque tra diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica — gli ideali e il sangue — e il suo nulla». Oltre alla ricostruzione del sequestro e dei giorni della prigionia, delle reazioni politiche e della strategia delle Brigate Rosse, sfilano altri protagonisti di quegli anni, da Pasolini a Sciascia, da Berlinguer a Bettino Craxi e alla sua diversa concezione del potere, che lo porterà al crollo. Si entra nelle carte di Moro e si spiega come il suo assassinio abbia determinato il processo che portò allo sgretolamento del sistema dei partiti su cui si era retta la Repubblica. Si racconta un uomo e la sua tragica vicenda, ma anche la deriva di un sistema che si stava disgregando: «Il potere diventerà sempre più scostante e irritante», scriveva Moro nel 1969.