Corriere di Bologna

Premio a Penna «Grazie Virtus, Ora voglio la A»

Cresciuto nel club bianconero, il playmaker è stato premiato come talento top

- di Luca Aquino

Lorenzo Penna è il miglior giovane del campionato di A2. Il playmaker, prodotto del settore giovanile della Virtus e fra i protagonis­ti della promozione dello scorso anno, ha disputato un’ottima stagione a Imola chiudendo con 7,7 punti e 3,6 assist di media. Alla prima annata lontano dalla casa madre e da titolare è subito arrivato il premio: «Era un obiettivo, ma non pensavo di farcela già quest’anno — dice il 20enne bolognese —. Doveva essere una stagione di crescita sul piano tecnico e su quello umano, essendo la prima fuori di casa. Invece è capitato anche questo ed è un punto di partenza per proseguire sempre con la stessa voglia e fame di arrivare in alto».

Ci sono dediche?

«Ringrazio il coach, Demis Cavina, che mi ha dato le chiavi della squadra e ha avuto fiducia in me come la società e i miei compagni».

Al di là del premio che stagione è stata per lei?

«Personalme­nte è stata buonissima, ho giocato quasi 30 minuti di media e questo era fondamenta­le per crescere».

Avere possibilit­à di sbagliare e imparare dagli errori è fondamenta­le?

«Dagli sbagli, noi giovani impariamo. Se veniamo sostituiti e non più rimessi in campo, la prendiamo come una sconfitta. Io ho avuto la possibilit­à di giocare tanto grazie all’allenatore e credo di averlo

Quest’anno ho giocato in una squadra come Imola, partita per salvarsi, nella quale avrei avuto spazio. Di anno in anno voglio alzare l’asticella. Se sarà con la Virtus non lo posso sapere

ripagato anche se devo migliorare ancora».

Sotto quali aspetti deve migliorare?

«Se commetto un errore mi fermo a ripensarci e questo ne provoca subito un altro. Per essere un vero play devo migliorare in questo, non perdere la presa sulla partita».

L’anno scorso è stato il play di riserva nella Virtus che doveva vincere il campionato, quest’anno il play titolare di Imola che doveva salvarsi. L’anno prossimo?

«Mi piacerebbe essere il play titolare di una squadra che lotta per i playoff o per essere promossa».

Quali sono state le differenze di questi due anni?

«L’anno in Virtus mi è servito per capire se potessi stare a questo livello e giocare con gente forte è stato più semplice. Quest’anno sapevo che avrei avuto un ruolo importante anche se non mi aspettavo di essere subito titolare. All’inizio c’era un po’ di timore, poi mi sono sciolto ed è andata bene».

Cosa le manca per essere un giocatore di Serie A?

«Devo migliorare il tiro, ma questa è una cosa sulla quale si può lavorare sia in estate sia durante l’anno. Per giocare titolare in A devo essere più costante per 40 minuti, non perdere lucidità e sapere che la prima cosa è giocare per gli altri compagni ma senza perdere aggressivi­tà. Poi pensare meno agli errori o a una brutta fischiata arbitrale, togliere questi pensieri dalla testa».

Per lei è stata una stagione di grandi soddisfazi­oni, per la Virtus è invece arrivata la delusione dei playoff mancati.

«L’ho seguita sempre quando ho potuto. Bisogna guardare il lato positivo che è rappresent­ato dall’affetto della gente. Ripensiamo a dove siamo partiti l’anno scorso e dove siamo ora. Con questa società, l’anno prossimo i playoff saranno sicuri. La base c’è già, ora devono trovare il modo di raggiunger­e i traguardi prefissati».

C’è ancora la Virtus nel suo futuro?

«Il mio obiettivo è fare un percorso che mi porti in Serie A. Quest’anno in una squadra come Imola, partita per salvarsi, nella quale avrei avuto spazio. Poi, l’anno prossimo, giocare per un traguardo piu alto, e quello successivo alzare ancora l’asticella. Se sarà con la Virtus non lo posso sapere. Vedremo».

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