Corriere di Bologna

Al capolinea

Il Bologna comincia bene ma finisce presto Il Chievo conduce la partita e vince È la nona sconfitta in casa di un gruppo spento, senza qualità, grinta e anima davanti a uno stadio pieno, che fischia E Simone, furioso, se ne va senza salutare

- Alle pagine 2 e 3

«Meritiamo di più». I ragazzi della curva hanno condito la nona sconfitta in casa del Bologna con un coro che era diventato di moda prima ai tempi di Menarini e poi di Guaraldi. Ora nessuno vuole accostare le proprietà di ieri a quella di oggi, ci mancherebb­e, è tutta un’altra storia, ma stringi stringi i risultati non sono diversi. Di conseguenz­a sono stati inevitabil­i i fischi che alla fine della partita sono piovuti sul campo, come d’altra parte sono stati inevitabil­i i cori ostili nei confronti di Donadoni, «pagaci il bigliet- to, Donadoni pagaci il biglietto», ricordando la frase infelice dettata qualche settimana fa dal tecnico. Che la contestazi­one se l’è andata per certi versi anche a cercare, sostituend­o Destro con Avenatti dopo 5 minuti della seconda parte. Non è che Destro stesse facendo bene, ma di sicuro Palacio, Pulgar e Dzemaili non stavano facendo meglio. Ecco perché questo cambio è stato letto quasi come una sfida, e non è un caso che la gente abbia applaudito Destro mentre lasciava il campo. Va fatta un’aggiunta: Destro fuori per mettere chi? Avenatti? Non scherziamo. E attenzione, noi non ce l’abbiamo né con lui né con Falletti, loro non hanno colpe, quelle ce le hanno Bigon che li ha portati a Bologna e Donadoni che ogni tanto sta dando loro spazio, soprattutt­o all’attaccante. A oggi né l’uno né l’altro sono da serie A, c’è solo da sperare che Avenatti stia pagando una prima parte di campionato attraversa­to ai box, per motivi cardiaci.

Contro il Chievo abbiamo visto nel Bologna un grande giocatore, Simone Verdi, tre o quattro giocatori che sono fisicament­e a pezzi come Palacio, Poli, Pulgar e Dzemaili, poi Destro che vive ormai da separato in casa e una banda del buco. A cominciare dai due centrali difensivi Helander e De Maio che dietro ne hanno combinate di tutti i colori, con il secondo che ha sbagliato anche due gol che sembravano fatti. Morale: è finita tremendame­nte male una partita che era cominciata bene, con Verdi che incantava la gente con le sue giocate piene di estro e di talento, e con un Bologna che stava dentro la partita sia con le gambe che con la testa. Il ragazzo che ha regalato con i suoi gol un grosso pezzo di salvezza al Bologna lo ha portato in vantaggio con un altro rigore calciato da dio, poi dopo che il Chievo aveva colpito un palo con Castro ecco che il Bologna ha sbagliato troppo davanti a Sorrentino sia con Destro che con Palacio, consentend­ogli di continuare a vedere una luce in fondo alla galleria.

Va detto che aveva più addosso il gol del 2-0 il Bologna che quello dell’1-1 il Chievo,

ma è successo che dopo pochi attimi del secondo tempo Giaccherin­i è tornato «Giaccherin­ho» e con un capolavoro ha battuto Mirante. E pensare che a Bologna e nel Bologna qualcuno aveva avuto il coraggio di raccontarc­i che Krejci era più bravo del Giac.

Da quel momento la partita è cambiata, certo, il Bologna ha cercato di riportarla dalla sua parte, ma ha finito per allungarsi, regalando vialoni senza semafori rossi a quelli del Chievo. Che inevitabil­mente hanno trovato il gol del 2-1.

A quel punto abbiamo capito una cosa: o ci pensava Verdi a riagguanta­rla o era finita. Verdi ci ha pensato, ma Sorrentino ha deviato quel pallone sul palo con un mezzo miracolo. Fine dei giochi. Poi i giusti fischi.

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