Tre tifosi contestano, allenamento interrotto
Questa stagione ha sfiancato il pubblico pagante Il club non può perderlo, anche solo per i diritti tv
Fino al novantesimo, si è rotto il dodicesimo. Mutuando un coro della curva rossoblù, il dodicesimo uomo in campo ha espresso tutto il suo malumore e dopo tre stagioni di A, una più mediocre dell’altra, la disaffezione è palese: tra domenica e ieri pomeriggio a Casteldebole si sono rotti gli argini, con segnali di insofferenza a vario titolo contro tecnico, squadra e dirigenza. E ora che la stagione casalinga è terminata, la domanda in chiave futura è una: quanto questo malcontento peserà sulla futura campagna abbonamenti dopo le 13.620 tessere dello scorso anno? La terza annata in fila da 9 ko su 19 partite di campionato al Dall’Ara certamente non invoglia ad abbonarsi e le premesse tecniche non invertono particolarmente il trend: Donadoni, ormai inviso a una fetta consistente di tifoseria, ha un altro anno di contratto come il neorinnovato ds Bigon che con le dichiarazioni al termine di Bologna-Chievo non ha certo fornito un esempio di captatio benevolentiae. Più in generale, il fastidio della gente verso questo management deriva dal tono particolarmente altezzoso e sprezzante usato nei confronti di Bologna — piazza che dovrebbe accontentarsi di sbiadite salvezze, secondo i regnanti di Casteldebole — e dei tifosi, i cui malumori sono vissuti come un fastidio anziché come una lecita esortazione a fare meglio. Una speranza potrebbe arrivare dalla permanenza estiva del leader tecnico Verdi, ma paradossalmente è l’uomo più a rischio partenza.
Un quadro a tinte fosche che qualche cifra potrebbe smentire: domenica contro il Chievo erano presenti ufficialmente 22.581 spettatori – detto che a occhio quasi un migliaio di abbonati di curva era in Riviera e da febbraio in poi spesso la Andrea Costa ha presentato vuoti anomali – ma solo grazie alle promozioni nei Distinti. Gli 8.961 biglietti venduti, infatti, hanno prodotto un incasso di 71.050 euro: una media di 7,93 euro a biglietto venduto che la dice lunga su quanto abbiano influito le promozioni su under 14 (a 0,50, con accompagnatore a 10 euro) e universitari – 10 euro – sulle presenze. Numeri importanti, certo, anche perché le presenze casalinghe contano nella futura ripartizione dei diritti tv e il Bologna ha chiuso con 20.903 spettatori di media stagionale (9° posto, che può diventare 8° se il Genoa starà sotto i 20.300 all’ultima casalinga) ma quella contro il Chievo era la settima gara stagionale con queste promozioni — dopo Atalanta, Sassuolo, Benevento, Udinese, Lazio e Cagliari — mirate a riempire un settore svuotato dal folle accorpamento di Distinti centrali e laterali. E se anche il Bologna avrà sempre uno zoccolo duro di abbonati in curva, sarà difficile convincere quelli che pagano di più, in Tribuna e soprattutto nei Distinti (tra i 420 e i 490 di prezzo intero, ben più alti di squadre come Atalanta, Sampdoria e Torino), a tornare dopo certi spettacoli in serie, così come in queste condizioni è difficile far appassionare i bambini a colori che non vengono portati con il giusto orgoglio specialmente da alcuni protagonisti di Casteldebole.