«Vi racconto la luce che illumina il caos»
Restare in ascolto della Natura. Per subirne il fascino e la meraviglia. Rispettarla, alla fine, dovrebbe essere una faccenda di puro istinto. Conseguenza dello stupore. Partiamo da un raggio di sole, per esempio, che l’entomologo, divulgatore scientifico e docente bolognese Gianumberto Accinelli ha identificato come miccia che accende il caos della vita. E da qui ha scritto un libro, una serie di storie che raccontano la Natura come un romanzo, dalle piante che hanno iniziato a popolare la Terra ai bruchi «distruttori» portati in America dal pittore Trouvelot: Breve storia di un raggio di sole (Rizzoli) viene presentato oggi alle 18 all’Ambasciatori.
Professore, anche il sole è frutto o elemento del caos?
«Del caos e del caso. È un caso che la Terra si trovi in questa particolare posizione che ha permesso alla materia di svilupparsi in maniera complessa e di generare la vita.. .grazie a quel raggio di sole, e del suo percorso».
Come le è venuto in mente di raccontare questo percorso e le creature che ha contribuito a generare?
«Grazie a una lezione di Giorgio Celli, e di una sua frase che mi è rimasta piantata in testa. Aprì e chiuse il palmo della mano e disse che ogni movimento del corpo era nutrito dall’energia del sole “E chissà quanti giri ha fatto”».
Lei afferma che il sole illumina la complessità dell’universo, ma non lo spiega...
«La illumina e gli conferisce energia, ma non c’è una ragione, per esempio, che una specie di grano si attacca con i germogli al vello degli animali per andare alla ricerca di condizioni migliori per generare; nè c’è una ragione delle formiche tessitrici, che cuciono tra loro le foglie. O che le formiche del fuoco cacciano captando le onde magnetiche emanate dalle loro prede. Accade».
Anche l’uomo non vivrebbe senza sole?
«Il sole serve per mangiare: sono le piante a sintetizzare gli zuccheri, a incapsulare proteine e biomolecole di cui si nutrono le specie animali. Il sole scalda, favorisce la produzione di vitamina K. Dà allegria ed è un simbolo in un mondo, quello umano, fatto di simboli».
Morale della favola: la Natura va rispettata?
«Io faccio narrazione, non dò consigli, ma non credo ci sia dicotomia tra natura e uomo, come fa l’ambientalismo italiano. Certo che la Natura merita rispetto, ma noi ne facciamo parte e i compromessi sono necessari. È così che nel tempo si è creato un ordine terreno in cui ognuno ha una funzione ma non si vede. E tutto parte da un nonsenso meraviglioso».
Scrive che anche le bestiole più fastidiose hanno un ruolo.
«Dipende dall’ambiente. Le blatte, nel bosco sono utilissime come animali degradatori
” Nel tempo si è creato un ordine terreno in cui ognuno ha una funzione ma non si vede E non credo affatto nella dicotomia tra uomo e Natura
Le storie di animali sociali, come le api, sono le più curiose Le api tedesche per esempio sono le uniche a rimanere fedeli al fiore del mattino
che consumano legni marci, foglie cadute e resti di animali, ma è ovvio che in casa mia le uccido perché portano malattie».
Lei ha già raccontato storie curiose in «I fili invisibili della natura», qua ne racconta altre?
«Si, storie tutte nuove, che io stesso ho scoperto negli anni, studiando soprattutto le piante».
Per esempio?
«Le strategie delle piante per difendersi dai nemici, sono molto interessanti: le foglie dentellate, per esempio sono molto poco digeribili per i bruchi, si guadagna tempo. Sono molto appassionanti, poi, le storie degli animali sociali come le api».
C’è sempre qualcosa da scoprire sulle api ?
«Hanno anche sviluppato delle caratteristiche nazionali, a seconda di dove vivono. Le api tedesche, ad esempio, rimangono sempre fedeli al primo fiore del mattino. Durante la giornata non cambiano mai. Solo loro fanno così».
Ma la storia del sole dove nasce?
«Dall’origine dell’universo e poi quadi raggiunge la Terra dà un senso, casualmente, a una massa enorme di organismi: racconto come la vita si sviluppa dal primo cianobatterio».
E dopo ch e il sole ha indotto questi organismi e innumerevoli specie vegetali e animali a vivere, proliferare e difendersi dai nemici dove va a finire?
«Torna nello spazio».
Lei, tra libri, lezioni e trasmissioni con Fabio Volo su Radio Deejay, conduce ancora i laboratori con le scuole del Pilastro?
«Sì, sono i miei laboratori di eco-narrazione. A quei ragazzi meravigliosi devo molto: è con loro che trovo e sperimento le mie storie. Se funzionano con loro, allora le posso scrivere».