La tradizione al potere nella Cucina del Museo
Alla Cucina del Museo piatti (e prodotti) tradizionali e grandi vini
Racconto il retroscena della mia cena. È un dopo concerto (quello di Martha Argerich al Comunale di Modena). Siamo in otto. La prenotazione per l’ora tarda (le 23) è stata fatta naturalmente qualche tempo prima della serata in questione. Il concerto inizia con un lieve ritardo per cui non riusciamo a essere al ristorante prima delle 23.30. Chiamiamo, per avvertire del ritardo. «Nessun problema. Vi aspetto». Mentre siamo in taxi richiamiamo: «Fate voi, un paio di antipasti, un primo e un secondo a vostra scelta. Quello che vi dà meno noia, vista l’ora e il ritardo che non dipende noi». Risposta del titolare: «Se ho detto che aspetto, aspetto. E quando arriverete sceglierete alla carta.
La tavola deve essere un piacere, sempre». Parliamo di ospitalità. Quella autentica. Quanti ristoratori a quell’ora avrebbero risposto così? A noi sconosciuti, mai visti, con l’aggiunta alla fine di un vegetariano a carico? Mi capita spesso per lavoro di dover seguire dei concerti e di andare affamato (con tanto di prenotazione) tardi a cena e il
90% delle volte mi viene rifilato «quel che c’è, perché la cucina è già chiusa». E invece alla Cucina del Museo è stato l’esatto contrario. Sorrisi, voglia di far conoscere il proprio lavoro e la propria passione (e ne hanno da vendere) a un gruppo di sconosciuti, un po’ svizzeri, un po’ ungheresi, un po’ senesi. Che si sono entusiasmati in coro per la fragranza di una cucina verace, con i piedi fieramente infilati nel territorio modenese («qui siamo a Modena, mica a Bologna», scherza, ma nemmeno troppo, e con profondo orgoglio per la sua città il titolare). Dopo un assaggio (piacevole) di un piccolo Flan di piselli e zucchine, cominciamo la cena con un prosciutto (30 mesi) e un salame che sono da alzarsi in piedi per il piacere. E poi una grande (e sottilissima) Tagliatella al ragù (modenese). Per il vegetariano dell’ultimo ora un fritto croccante di fiori di zucchina e un lasagna con carciofi. Pani buoni. Sui secondi si scende lievemente con il Piccione che difetta di una cottura scappata via, ma con l’Agnello si risale. Un tegame di (golosissima) zuppa inglese al centro tavola. Carta dei vini importante (Pacalet docet, ma non solo). Conto sui 50/60 euro.