Fiumi di droghe E i sequestri sono decuplicati
La droga inonda la regione come mai avvenuto prima: i sequestri sono decuplicati nell’ultimo anno Lo dicono i dati di un report di Libera che punta il dito contro gli uomini cerniera che aiutano le mafie
Un crocevia del narcotraffico. Questa è l’Emilia-Romagna per le mafie. Lo dice un report di Libera che lancia l’allarme sui sequestri di droga decuplicati in appena un anno. Un giro di affari vorticoso per la criminalità organizzata che prospera e reinveste in attività legali. Anche grazie alla zona grigia che l’aiuta.
” Il dossier
Cocaina, eroina, marijuana, droghe sintetiche: Bologna crocevia delle sostanze stupefacenti. Nonostante in regione i sequestri di stupefacenti siano decuplicati tra il 2016 e il 2017, la città di Bologna resta centro di smistamento ma anche uno dei principali luoghi di consumo. Per questo Libera Bologna e Libera Informazione, mettendo insieme dati dei sequestri e numeri e nomi dei più grossi processi per droga degli ultimi decenni, hanno compilato il dossier «Bologna crocevia dei traffici di droga. Riga».
«Riga» come l’espressione bolognese per dire «basta, chiuso». Perché le due associazioni si chiedono anche quali siano «i collegamenti tra morti per overdose, spaccio e narcotraffico». E come «gli affari delle mafie che lucrano sulle droghe incidano sulla quotidianità, da un punto di vista economico, sociale e politico». Perché se la droga inonda piazza Verdi e la Montagnola, l’origine del traffico va ricercata molto più lontano. Ad occuparsene, scrive ancora Libera citando le relazioni dell’Antimafia, sono soprattutto ‘ndrangheta, ma anche camorra e cosa nostra, coadiuvate dalle mafie straniere.Il primo dato che il dossier mette in evidenza è quello dei sequestri di stupefacenti in regione, decuplicato rispetto all’anno prima: si è passati, cioè, dai 1.502,38 chili del 2016 ai 15.334,09 del 2017: più di 40 chili al giorno sono stati sequestrati in regione, solo una piccola fetta rispetto alle quantità che non vengono rintracciate.
Più in dettaglio, in EmiliaRomagna il primato dei sequestri nell’anno passato spetta alla provincia di Parma, seguita da Ravenna e Ferrara. Bologna è quarta, ma ha il primato regionale per tipologie: sequestri di eroina (oltre 31 chili), di cocaina (circa 47 chili), di piante di marijuana colmeno tivate in casa (1.541) e di denunce (550, di cui 435 nei confronti di stranieri). «Quello che fa più riflettere — riconosce Libera — è come spesso, nella nostra regione, a fare il gioco di questa democrazia criminale siano gli stessi emiliano-romagnoli che, per un vantaggio personale, si mettono a disposizione delle associazioni mafiose».
La droga, infatti, avrebbe difficoltà ad approdare nelle piazze di spaccio se non ci fossero «dipendenti di società di sicurezza aeroportuale, guardie giurate, commercialisti che hanno aiutato un passaggio, anche piccolo, del traffico». Libera punta il dito contro chiunque abbia dato una mano al traffico: «Sono una parte grande del problema del radicamento mafioso. Perché se, passaggio dopo passaggio, questi personaggi venissero a mancare, sempre le associazioni mafiose riuscirebbero a infiltrarsi, a guadagnare, a costruire la democrazia criminale di cui parla la Direzione nazionale antimafia».
Scrive Piero Innocenti, ex dirigente di polizia della Direzione centrale per i servizi antidroga, nella sua prefazione al dossier: «Nel 2018 stando ai primi dati la situazione in regione è destinata a peggiorare e non si vede nessuna ragionevole iniziativa per arginare un fenomeno criminale così devastante». Bologna, è un libero mercato. Lo dice Salvatore Giancane, tossicologo dell’Ausl: «A Bologna ognuno può essere imprenditore: non c’e’ un controllo della criminalità organizzata. Secondo il tossicologo, gli interventi per colpire punti precisi, come Montagnola e Piazza Verdi, sono inutili: «Lo spaccio si gioca con gli smartphone geolocalizzati, con le app e il servizio a domicilio».