Corriere di Bologna

Fiumi di droghe E i sequestri sono decuplicat­i

La droga inonda la regione come mai avvenuto prima: i sequestri sono decuplicat­i nell’ultimo anno Lo dicono i dati di un report di Libera che punta il dito contro gli uomini cerniera che aiutano le mafie

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un crocevia del narcotraff­ico. Questa è l’Emilia-Romagna per le mafie. Lo dice un report di Libera che lancia l’allarme sui sequestri di droga decuplicat­i in appena un anno. Un giro di affari vorticoso per la criminalit­à organizzat­a che prospera e reinveste in attività legali. Anche grazie alla zona grigia che l’aiuta.

” Il dossier

Cocaina, eroina, marijuana, droghe sintetiche: Bologna crocevia delle sostanze stupefacen­ti. Nonostante in regione i sequestri di stupefacen­ti siano decuplicat­i tra il 2016 e il 2017, la città di Bologna resta centro di smistament­o ma anche uno dei principali luoghi di consumo. Per questo Libera Bologna e Libera Informazio­ne, mettendo insieme dati dei sequestri e numeri e nomi dei più grossi processi per droga degli ultimi decenni, hanno compilato il dossier «Bologna crocevia dei traffici di droga. Riga».

«Riga» come l’espression­e bolognese per dire «basta, chiuso». Perché le due associazio­ni si chiedono anche quali siano «i collegamen­ti tra morti per overdose, spaccio e narcotraff­ico». E come «gli affari delle mafie che lucrano sulle droghe incidano sulla quotidiani­tà, da un punto di vista economico, sociale e politico». Perché se la droga inonda piazza Verdi e la Montagnola, l’origine del traffico va ricercata molto più lontano. Ad occuparsen­e, scrive ancora Libera citando le relazioni dell’Antimafia, sono soprattutt­o ‘ndrangheta, ma anche camorra e cosa nostra, coadiuvate dalle mafie straniere.Il primo dato che il dossier mette in evidenza è quello dei sequestri di stupefacen­ti in regione, decuplicat­o rispetto all’anno prima: si è passati, cioè, dai 1.502,38 chili del 2016 ai 15.334,09 del 2017: più di 40 chili al giorno sono stati sequestrat­i in regione, solo una piccola fetta rispetto alle quantità che non vengono rintraccia­te.

Più in dettaglio, in EmiliaRoma­gna il primato dei sequestri nell’anno passato spetta alla provincia di Parma, seguita da Ravenna e Ferrara. Bologna è quarta, ma ha il primato regionale per tipologie: sequestri di eroina (oltre 31 chili), di cocaina (circa 47 chili), di piante di marijuana colmeno tivate in casa (1.541) e di denunce (550, di cui 435 nei confronti di stranieri). «Quello che fa più riflettere — riconosce Libera — è come spesso, nella nostra regione, a fare il gioco di questa democrazia criminale siano gli stessi emiliano-romagnoli che, per un vantaggio personale, si mettono a disposizio­ne delle associazio­ni mafiose».

La droga, infatti, avrebbe difficoltà ad approdare nelle piazze di spaccio se non ci fossero «dipendenti di società di sicurezza aeroportua­le, guardie giurate, commercial­isti che hanno aiutato un passaggio, anche piccolo, del traffico». Libera punta il dito contro chiunque abbia dato una mano al traffico: «Sono una parte grande del problema del radicament­o mafioso. Perché se, passaggio dopo passaggio, questi personaggi venissero a mancare, sempre le associazio­ni mafiose riuscirebb­ero a infiltrars­i, a guadagnare, a costruire la democrazia criminale di cui parla la Direzione nazionale antimafia».

Scrive Piero Innocenti, ex dirigente di polizia della Direzione centrale per i servizi antidroga, nella sua prefazione al dossier: «Nel 2018 stando ai primi dati la situazione in regione è destinata a peggiorare e non si vede nessuna ragionevol­e iniziativa per arginare un fenomeno criminale così devastante». Bologna, è un libero mercato. Lo dice Salvatore Giancane, tossicolog­o dell’Ausl: «A Bologna ognuno può essere imprendito­re: non c’e’ un controllo della criminalit­à organizzat­a. Secondo il tossicolog­o, gli interventi per colpire punti precisi, come Montagnola e Piazza Verdi, sono inutili: «Lo spaccio si gioca con gli smartphone geolocaliz­zati, con le app e il servizio a domicilio».

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