Corriere di Bologna

Galassia Bcc, le grandi manovre

Crescono tutte: Banca di Bologna a 3 milioni di utile, Emil Banca sale a 8,3 Si assottigli­a il gap tra Iccrea e Cassa Centrale, mediazione per le cariche federali

- M. D. E. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Banca di Bologna ha chiuso il bilancio 2017 con 3 milioni di utile e aumenti a due cifre dei principali indicatori: raccolta +24,8%, commission­i nette +22,6%, nuovi prestiti +30,6%. Il calo delle sofferenze (-23,9%) e i nuovi accantonam­enti (+32%) hanno ridotto di quasi un punto l’incidenza dei crediti deteriorat­i al 14,5%. «La nostra banca è in buona salute e i dieci anni di crisi sembrano alle spalle» dice il neo presidente Enzo Mengoli commentand­o l’esito dell’assemblea che ha chiamato i 10.784 soci ad approvare il bilancio. Mengoli non nasconde ottimismo anche per l’anno in corso, che vedrà l’adesione della banca al gruppo Cassa Centrale trentino-veneto. Lo stop alla riforma minacciato da M5S e Lega non lo preoccupa perché «è impossibil­e fermare un treno in corsa».

Banca di Bologna è la capofila del drappello di Bcc emiliano-romagnole (8 sulle 12 aderenti a Federcasse in regione) che hanno scelto Cassa Centrale voltando le spalle al progetto di Gruppo unico messo in campo da Iccrea e dal suo presidente Giulio Magagni. Il quale guida anche Emil Banca, prima Bcc della regione e seconda in Italia. Emil Banca ha giocato l’anno scorso la parte dell’asso pigliatutt­o, incorporan­do ben tre Bcc: Banco Cooperativ­o Emiliano, Banca di Parma e Bcc di Vergato. Oggi conta 47.323 soci e 155 mila clienti. Le 89 filiali in cinque province hanno raccolto 4.932 milioni, con impieghi per 2.526,5. Tutti dati in crescita rispetto all’aggregato delle singole banche, compreso l’utile, salito a 8,3 milioni. Il dividendo deliberato dall’Assemblea del 13 scorso è di 0,75 euro. Ma le sue dimensioni sembrano quasi aver spaventato le sorelle minori, che ne temono l’espansioni­smo.

Anche per questo, forse, hanno preferito aderire a Cassa Centrale. Con Iccrea, oltre a Emil Banca, andranno Banco di Rimini, Credito Cooperativ­o Romagnolo e Credito Cooperativ­o Ravennate Forlivese e Imolese. Le quattro insieme rappresent­ano il 70% della raccolta totale delle Bcc regionali, ma solo il 30% nell’assemblea di Federcasse, dove ogni istituto vale uno. Perciò in novembre Magagni, finito in minoranza, dovette lasciare la guida della Federazion­e ad Enrica Cavalli, presidente della piccola Banca Malatestia­na. La spaccatura, che a livello nazionale vede 145 istituti con Iccrea, 95 con Cassa Centrale e 39 nel «polo stand alone» dell’Alto Adige, qui si manifesta a parti invertite: 4 contro 8. Chiusa il 3 maggio la campagna acquisti fra i due poli, fra 100 giorni, quando il nuovo assetto avrà il via libera di Bce e Bankitalia, si passerà alla fase operativa. I problemi sono tanti, dalle migrazioni incrociate dei sistemi informatic­i all’armonizzaz­ione delle governance. Per chi entra nel polo di Cassa Centrale, poi, anche un ricapitali­zzazione della holding da 700 milioni. Si parla di una nuova fusione nell’area Emilia che ridurrebbe il numero a sei. Consideran­do che Banca di San Marino aderirà al gruppo Iccrea, i rapporti di forza saranno presto 6 a 5. Fra dieci giorni, all’assemblea di bilancio, si potrebbe arrivare così a una mediazione, con la riconferma della Cavalli alla presidenza, e Secondo Ricci della Ravennate forlivese imolese suo vice.

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Presidente Giulio Magagni

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