Corriere di Bologna

Corso di cucito e letture La resistenza di Virginia

CORSO DI CUCITO E LETTURE VIRGINIA BACCHILEGA

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

Virginia ha 92 anni, è un’ex staffetta partigiana e nella Biblioteca delle donne insegna volontaria­mente l’arte del cucito. Lei che, in guerra, scuciva tutti i giorni le tasche della gonna per nascondere burro e caffè: la Penelope della Resistenza.

Virginia tutti i giorni scuciva l’orlo delle tasche della gonna, ci infilava burro e caffè che riportava a casa di nascosto con la stessa cura che si avrebbe con le pietre preziose — perché pietre preziose a quei tempi il caffè e il burro lo erano davvero —, e poi la sera rifaceva l’orlo. Tutti i giorni daccapo.

Il cucito, strategia di sopravvive­nza in tempo di guerra, è diventato un pretesto di socializza­zione e mutuo aiuto ai giorni nostri. Ed è sempre lei, la signora Virginia Bacchilega, classe 1926, la Penelope della Resistenza, una delle poche staffette partigiane bolognesi che ancora hanno la forza di raccontare le proprie imprese, la protagonis­ta di questo fare e disfare che, quando non aveva nemmeno vent’anni, l’ha salvata. «Il bisogno aguzza l’ingegno», ripete questa signora canuta ed elegantiss­ima che tutti i mercoledì, puntuale come un orologio, si siede al tavolo della «palazzina» esterna della Biblioteca delle donne in via del Piombo (gestita dall’Associazio­ne Orlando in convenzion­e con il Comune), estrae ago e filo da una borsa coloratiss­ima e inizia a spiegare come si infilano bottoni, come si fanno orli, come si fa un maglione.

Lei insegna a cucire e non la manda certo a dire a chi non segue le istruzioni, e intanto una biblioteca­ria, Giovanna Diambri, legge. Legge estratti di libri che l’hanno colpita, che riguardano tematiche di cui hanno discusso tutte insieme la settimana prima, di saggi sulla condizione femminile. Ogni volta il «copione» letterario cambia, mentre Virginia è sempre la stessa, il perno attorno a cui, da ormai 5 anni, ruota «Cuciverba», così hanno chiamato questa attività che è nata proprio per sua iniziativa. «Un giorno di qualche anno fa la signora Virginia — raccontano Giovanna Diambri e la responsabi­le della biblioteca delle donne, Simona Brighetti — è arrivata in biblioteca e ha detto: “Io so cucire e ho del tempo che vorrei mettere a disposizio­ne, come possiamo fare?”. È nato così questo progetto e siccome eravamo in una biblioteca si è pensato di abbinare delle letture». Il corso si è riempito in un lampo .

Di persone, da questa saletta che si affaccia sul giardino interno della biblioteca dove vanno anche a studiare gli universita­ri dopo le lezioni in Santa Caterina, ne sono passate moltissime: giovani e meno giovani, un solo uomo in cinque anni. Ma un «nocciolo» forte è rimasto sempre, stretto attorno a questa donna che rubava burro e caffè nella casa di un colonnello tedesco durante l’occupazion­e, mentre di nascosto aiutava i compagni partigiani. «Sapete dove nascondevo la pistola da portare ai partigiani? In una borsa che mettevo nel cestino della bici e sopra la borsa ci mettevo una gallina che, pensando di covare, si espandeva abbastanza da coprire la borsa». Virginia racconta aneddoti così, mentre insegna a cucire. Poi ogni tanto la memoria parte per strade sue, fa giri che solo l’ex staffetta (ed ex infermiera) riesce a ricostruir­e, un filo invisibile che si snoda: lei lo vede, gli altri lo intravedon­o appena. Ma lei continua a tessere la tela.

«Sono anni che per me — racconta una delle corsiste più assidue, Rita Lesi, insegnante di greco in pensione — questo è il punto fondamenta­le della settimana: tutto ruota attorno al mercoledì. Qui mi sono sistemata il vestito per il mio matrimonio, ho imparato a fare le tende per la casa di mia figlia, ho allargato svariati pantaloni. Ma è stato il meno che ho imparato da una maestra come Virginia».

Se la coccolano, la signora Virginia, le «sue» donne di ago e filo. Tekie Senbeth, eritrea adottata da Bologna, la abbraccia spesso e Virginia ricambia. «È un incontro questo — racconta Tekie — a cui non posso rinunciare: da Virginia ho imparato a fare cose che adesso posso fare da sola senza spendere soldi e nelle altre donne ho trovato un sostegno in caso di bisogno».

Perché ci sono molte Resistenze da fare ancora, ad alcune donne tocca combattere tutti i giorni per farcela. Mariangela Zocca arriva trafelata dal lavoro, «ma pur facendo i salti mortali provo a esserci sempre: qui non imparo solo a cucire, qui incontro altre persone con cui condivider­e esperienze e letture». Virginia se ne sta lì in mezzo, con lo sguardo fiero e il piglio caparbio. Ogni tanto fa ridere, come solo riesce chi, alla sua età, non ha più filtri, figuriamoc­i peli sulla lingua. «Ho sempre fatto quello che volevo nella vita, sia chiaro». Non si potevano avere dubbi solo a guardarla all’opera.

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Ritratti Virginia Bacchilega ai tempi della Resistenza e,,sopra, oggi

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