Corriere di Bologna

Igor, le soffiate della rete criminale

Le rivelazion­i nel documento riepilogat­ivo agli atti dell’indagine

- Andreina Baccaro

«Io conosco Igor, e so dove è e chi l’ha aiutato a fuggire dall’Italia. È un mio amico, un marocchino». È il 10 agosto 2017 quando i carabinier­i raccolgono il racconto di un marocchino detenuto a Biella, che li porterà in Spagna.

«So dove si trova Igor , so chi lo nasconde, chi gli ha fornito documenti falsi e lo ha fatto scappare dall’Italia». Il 10 agosto del 2017 i carabinier­i del comando provincial­e di Bologna, che da tre mesi e mezzo danno la caccia invano a Norbert Feher alias Igor Vaclavic, inciampano nella persona che si rivelerà la chiave di volta delle indagini. Con una lettera dal carcere di Biella dove è detenuto, un marocchino di 47 anni scrive ai carabinier­i chiedendo di essere sentito perché conosce il latitante e i suoi giri. Effettivam­ente, tutte le informazio­ni spifferate dall’uomo porteranno gli inquirenti sulla strada giusta, cioè in Spagna, e presto potrebbero far chiudere il cerchio anche intorno a quei 5 o 6 serbi e marocchini che hanno aiutato Feher dopo gli omicidi di Davide Fabbri e di Valerio Verri. I verbali delle sommarie informazio­ni rilasciate dal marocchino sono contenuti nell’informativ­a finale compilata dai carabinier­i del comando provincial­e di Bologna e depositata insieme alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Bologna. Il marocchino racconta che Igor può contare su un amico, anche lui criminale, fidatissim­o che «mentre voi cercavate Igor ho saputo da mia moglie che sta a Malaga è venuto in Italia presumo a prendere Igor». Quest’uomo, M.T. le sue iniziali, è un 35enne trafficant­e di esseri umani e stupefacen­ti che vive a Malaga, ma spesso, secondo il testimone, veniva in Italia sia per far entrare clandestin­i che per trafficare stupefacen­ti. «Ho conosciuto Igor – mette ancora a verbale il detenuto nel carcere di Biella – nel 2016 a Milano. M.T. gli consegnò due documenti falsi, uno belga e uno francese e sono sicuro che è con quelli che si sta spostando. Sono certo che sia scappato dall’Italia a bordo di un’Audi bianca A4 o di una Mercedes 320». Il 47enne marocchino è un fiume in piena e racconta agli inquirenti che Igor faceva la spola tra la Spagna e l’Italia, dove viveva di rapine e ricettazio­ne, soprattutt­o di orologi di lusso: «una volta sono andato con M.T. ad incontrarl­o in una bar gestito da cinesi di fronte alla stazione di Bologna perché doveva consegnarc­i un Rolex». Il suo traffico di orologi spieghereb­be perché la sera dell’1 aprile 2017 il 37enne serbo prese di mira il bar della Riccardina: forse sapeva della collezione di orologi di Davide Fabbri. Il testimone racconta poi che il marocchino gli raccontò di voler portare Feher in Turchia per «fargli cambiare le impronte digitali». Nell’informativ­a depositata dai carabinier­i una serie di omissis coprono i dettagli che riguardano gli altri complici del trafficant­e marocchino, tutti serbi e marocchini, 5 o 6 in tutto, che potrebbero aver aiutato Igor. Tra questi potrebbe esserci anche una donna serba che vive a Ferrara e nel maggio 2016 era a Milano con lui. Subito dopo aver raccolto la testimonia­nza, i carabinier­i hanno avviato le rogatorie in Spagna per intercetta­re e

” Racconto Sono certo che è scappato dall’Italia a bordo di una Audi bianca o di una Mercedes. Io l’ho conosciuto a Milano, e l’ho rivisto alla stazione di Bologna

sorvegliar­e le persone di cui l’uomo aveva fatto i nomi, gravitanti tra Malaga e Valencia. Ma, scrivono i carabinier­i, «le attività tecniche e dinamiche all’estero si sono rivelate particolar­mente difficolto­se» per la diversità degli ordinament­i giudiziari. E infatti, prima che ci arrivasser­o gli italiani, il serbo è stato arrestato dalla Guardia Civil dopo aver ammazzato altre tre persone.

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Il ricordo Il volantino creato dagli amici di Davide Fabbri con le foto di tutte le vittime di Igor, comprese le spagnole

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