«Viti e vitigni», viaggio nell’Italia dei vini
Oggi all’Archeologico la presentazione del libro (il Mulino) di Patrizia Passerini
Risalire l’intera penisola italiana, utilizzando come tappe i tanti vini prodotti da secoli nel nostro territorio e fornendo anche coordinate storiche legate ai vitigni più antichi. Il percorso messo a punto da Patrizia Passerini nel volume Andare per vini e vitigni (edito da il Mulino) non poteva trovare una cornice più appropriata del Museo Civico Archeologico di Bologna, nella cui sala del Risorgimento oggi alle ore 16 il libro verrà presentato dall’autrice a colloquio con l’archeologa Federica Guidi.
La Passerini presenta le sue 176 pagine come, parole sue, «un viaggio dal nord al sud della penisola per scoprire la bellezza del nostro patrimonio attraverso l’elemento del vino che accompagna la storia dell’uomo ed è elemento di civiltà.
Cerco di raccontare come tutti i popoli che si sono susseguiti nella nostra penisola nel corso dei secoli abbiano cercato di dedicarsi alla coltivazione della vite come espressione dell’identità del luogo dove vivevano e della comunità di appartenenza». Così l’autrice, che da tempo segue progetti legati alla storia e alla cultura del vino dopo avere lavorato in una delle maggiori aziende di e-commerce di vino, si muove tra vigne circondate da boschi e dai resti di città perdute, immerse in paesaggi incantevoli, che abbracciano antiche abbazie, si dispiegano alle pendici di un vulcano o sono a picco sul mare.
Raccontando dei vitigni più remoti, giunti nella nostra Italia grazie ai coloni greci, sviluppati da parte degli Etruschi e di popolazioni locali o risultato di incroci, diffusi poi dai Romani o, successivamente, importati dai Veneziani da altre culle del vino come le regioni caucasiche e quelle mediorientali. Dall’antico Moscato di Siracusa alla Falanghina, dal Montepulciano al Sangiovese, dal Verdicchio al Teroldego, dalla Ribolla al Barolo e al Barbaresco, l’itinerario prende le mosse con il Biancolella dell’isola di Ischia. Portato dai coloni greci, fornisce lo spunto per ricordare come il vino servisse per celebrare il simposio, il rito in onore di Dioniso che si svolgeva dopo cena, quando i partecipanti, sdraiati sui letti, alternavano canti, giochi, bevute e conversazioni. Con il maestro del simposio a decidere il numero di brindisi e di quanto il vino dovesse essere diluito con l’acqua, dato che non veniva mai bevuto puro. Risalendo l’Italia si incrociano poi il Primitivo nelle terre salentine abitate dai Messapi e il Montepulciano, «il re della montagna», per arrivare in Alto Adige con l’aromatico Traminer e la vite Versoaln e nelle Langhe con il pregiato Nebbiolo.