Luci e ombre del dopo sisma Chiese «nane» ancora ko
Il bilancio dell’arcivescovo Zuppi: «Soddisfatti, ma su alcune situazioni bisogna stringere»
La ricostruzione post sisma di chiese e parrocchie sta andando avanti. Ma ci sono alcune chiese, soprattutto quelle «nane» su cui bisogna stringere e iniziare a intervenire, come quella di Mirabello. A fare la fotografia dello stato dei lavori dopo il terremoto del 2012 è monsignor Zuppi con Regione e Soprintendenza. «Siamo al 71,7% di edifici ecclesiastici ricostruiti», conferma la Soprintendenza. Ecco il punto della situazione.
Il sisma, sei anni dopo, significa anche chiese ricostruite e chiese, soprattutto quelle piccole, ancora da ricostruire. «Su molte situazioni siamo in dirittura d’arrivo e in generale vogliamo che la ricostruzione finisca il prima possibile: vuol dire anche sanare una ferita che tutta la zona colpita si porta dentro». A fare il punto, ieri mattina in via Altabella, è stato monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, che insieme all’assessore regionale alla ricostruzione post sisma Palma Costi e all’architetto Andrea Capelli della Soprintendenza ha illustrato lo stato di avanzamento della ricostruzione post terremoto su chiese ed edifici ecclesiastici.
«È un atto importante — l’ha definito Zuppi — dovuto a tutti i cittadini e non solo alle comunità cristiane». In sostanza ieri è arrivata la conferma che molte strutture sono state riaperte o stanno riaprendo, anche se «su altre bisogna proprio iniziare a prendere in mano la situazione — ha detto l’arcivescovo — penso alle chiese “nane”, quelle più danneggiate, a partire da quella di Mirabello su cui bisogna stringere. Ma direi che complessivamente siamo soddisfatti».
Come indice del «buon andamento» della ricostruzione viene considerato il numero di edifici cui risulta assegnato un finanziamento sui lavori. In tutte le diocesi interessate (Bologna, Modena-Nonantola, Carpi, Ferrara-Comacchio, Reggio Emilia-Guastalla, Ravenna-Cervia) , un territorio che complessivamente segna 590 immobili colpiti (oratori, cappelle, chiese) pari a 353 milioni di euro di danni, sono 295 al momento (per 190 milioni) gli edifici su cui si procede. Diventeranno quasi 400 grazie alle risorse (57 milioni) del decreto Franceschini.
Altro indicatore è quello dell’accoglimento, da parte delle Soprintendenze, dei progetti presentati finora dalle diocesi in regione: la media tra tutte le curie è del 71,7%, guida Reggio (77,4%), seguita da Bologna (76%), Modena (69,8%) e Ferrara (66,6%).
In generale nel report si segnala che la quasi totalità degli interventi già finanziati, ma non ancora conclusi, dovrebbe terminare entro il 2019. Le chiese crollate del tutto restano un fronte aperto, perché hanno bisogno di progetti più complessi, ma non si vuole perdere tempo. Conforta in questo senso l’ultima legge di bilancio 2018, che prevede la copertura del fabbisogno residuo delle diocesi, cui è seguita la delibera recente della giunta regionale che ha stanziato altri 60 milioni di euro.
Le chiese più colpite quindi sono quella di Mirabello e Buonacompra nel Centese, mentre Renazzo riapre; nel Modenese pendono sempre Disvetro di Cavezzo e Villafranca di Medolla, mentre a settembre riaprirà l’abbazia di Nonantola ed è in fase di gara il duomo di Finale Emilia.