Corriere di Bologna

Future Film Anteprima Soderbergh

Edizione numero venti per il festival diretto da Giulietta Fara con Oscar Cosulich. Si inaugura il 29 maggio con l’anteprima di «Unsane», il nuovo film di Steven Soderbergh girato solo con l’ausilio di uno smartphone

- di P. Di Domenico

Trent’anni fa l’esordio di Steven Soderbergh, Sesso, bugie e videotape, Palma d’oro a Cannes, era farcito di confidenze affidate a dei video. Oggi il cinquantac­inquenne regista di Atlanta, dopo aver annunciato più volte il suo ritiro, ha girato un intero film, lo psichothri­ller Unsane, solo con uno smartphone. Soderbergh non è stato il primo, ma la sua scelta segna di sicuro una delle direzioni in cui si sta muovendo il racconto per immagini. Per questo non stupisce che proprio l’anteprima di Unsane sia stata scelta per aprire, la sera del 29 maggio, il Future Film Festival, sino al 3 giugno nelle sale del Lumière.

Edizione del ventennale per la storica kermesse sulle tecnologie applicate a cinema e new media, con la giornata di apertura che avrà inizio già alle 18, nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, con lo svelamento di un’installazi­one dell’artista Benni Bosetto, che ha anche curato l’immagine simbolo del festival.

Un ennesimo incrocio, dopo quello con il Biografilm, per la mostra collettiva That’s IT!, al Mambo dal 22 giugno con 56 artisti, fra i quali la stessa Bosetto che vive ad Amsterdam. Il Fff, che in Salaborsa ha già avviato una mostra in 20 tappe sugli effetti visivi, Is It Future Is It Past, sarà preceduto anche da una tre giorni all’Auditorium Mast, da venerdì a domenica. A base di film di fantascien­za intorno al tema Robot & Superhuman­s, la sfida del lavoro tra cinema e realtà. La ricognizio­ne del festival, che si concederà anche qualche follia notturna come il delirio splatter Meatball Machine Kodoku del giapponese Yoshihiro Nishimuta, toccherà anche la Virtual Reality. Con un nuovo concorso, in una sala a cielo aperto, che mescolerà opere in 360 gradi e App in VR, con gli spettatori chiamati a far procedere la storia interagend­o con quanto accade, fra horror e documentar­i sulla street art. I lungometra­ggi saranno invece 33, di cui 10 in concorso, contro i 95 corti selezionat­i tra le oltre 600 proposte. Opere protese verso il futuro, anche quando utilizzano tecniche che risalgono agli albori dell’animazione, come il rotoscopio nel film Tehran Taboo ambientato in Iran. «Con molte donne registe e un notevole interesse per i temi storici», osserva Giulietta Fara, direttrice del festival con Oscar Cosulich.

Nel programma, su www.futurefilm­festival.org, figurano «un 99% di film indipenden­ti», aggiunge la Fara, «con molte anteprime, anche europee, e film senza una distribuzi­one che si potranno vedere solo al Future».

Numerosi gli echi orientali, con anche il cinese Big Fish and Begonia, epico fantasy campione d’incassi definito come «la risposta di Pechino a La città incantata di Miyazaki». O dal passato, come il metafilm Insects - Hmyz del maestro del surrealism­o ceco Jan Svankmajer, che continua a girare con una cinepresa del 1912 sempliceme­nte perché, è solito rispondere, «funziona ancora più che bene». Un omaggio, con film e tavola rotonda, è stato predispost­o anche per ricordare il cinema di Isao Takahata, cofondator­e con Miyazaki del mitico Studio Ghibli, scomparso un anno fa e creatore di serie popolariss­ime come Heidi e Anna dai capelli rossi. Così come non mancherà il ricordo di uno studioso appassiona­to come Franco La Polla, scomparso nel 2009, con il premio a lui intitolato. Tra i workshop e le masterclas­s da non dimenticar­e quelli con il regista bolognese Francesco Filippi, autore di Mani rosse, e con Marino Guarnieri, uno dei 4 registi di Gatta Cenerentol­a. Il festival, che può contare anche sul sostegno del Comune di Bologna, 24.000 euro, e della Regione Emilia-Romagna, che sta preparando una convenzion­e triennale con un contribuit­o annuo che dovrebbe aggirarsi sui 100.000 euro, si chiuderà con il thriller americano Obbligo o verità di Jeff Wadlow. Prodotto da quella Blumhouse Production­s, fondata da Jason Blum nel 2000, che è diventata un esempio virtuoso di produzioni lowbudget come Scappa - Get Out e Split che, ricorda Cosulich, «consentono agli autori di rischiare di più proprio perché le perdite possono risultare contenute. Un modello da suggerire anche al cinema italiano, D’altra parte il mondo sta cambiando e noi stiamo cambiando con esso».

” Fara Nel nostro programma figurano un 99% di film indipenden­ti con molte anteprime, anche europee, e film senza una distribuzi­one che si potranno vedere solo al Future

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Galleria Nella foto grande un’immagine tratta da «Unsane» di Soderbergh; nella foto più piccola «Rone Vr»

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