Corriere di Bologna

Bimbo morto, nuova svolta nell’inchiesta Merola indagato e subito «archiviato»

Via Benini, pm «costretti» a iscrivere sindaco e Acer, ma senza ravvisare reati. La famiglia si oppone

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

” La Procura Comune e Acer non erano obbligati a cambiare il vetro non conforme, avrebbero dovuto solo in caso di ristruttur­azione e cambio degli infissi

A un anno dalla denuncia presentata dal padre del piccolo Alessandro Do Rosario e a quasi due dalla tragedia di via Benini, dopo una richiesta di archiviazi­one e un ricorso in Cassazione, la Procura cede e iscrive nel registro degli indagati il sindaco Virginio Merola, l’ex presidente di Acer Claudio Felicani, la ex presidente di Acer Promos Chiara Caselgrand­i e, infine, due operai intervenut­i per le manutenzio­ni nella casa in cui il bimbo morí dissanguat­o. Non è tutto: ha iscritto per falso anche i suoi due consulenti tecnici, Cosmo Durante e Lorenzo Di Capua. Una sfilza di iscrizioni eccellenti, tutte per omicidio colposo come conseguenz­a di condotte omissive eccetto quelle dei consulenti, per le quali però il pm Antonello Gustapane ha già chiesto l’archiviazi­one.

È solo l’ultimo colpo di scena nella battaglia giudiziari­a seguita alla morte del bimbo di 9 anni che il 5 agosto 2016 si ferì mortalment­e con il vetro non a norma di una porta finestra della casa Acer. La decisione della Procura arriva dopo una recente nota del procurator­e Giuseppe Amato adottata a seguito di una richiesta di verifica della Procura generale, alla quale si è rivolto il legale del papà del bambino, l’avvocato Giovanni Sacchi Morsiani. Già in una denuncia ai carabinier­i depositata ad aprile 2017, il padre di Alessandro chiedeva di indagare sia i dirigenti di Acer e Acer Promos che di Palazzo d’Accursio (oltre ai consulenti) per la mancata sostituzio­ne di quel vetro troppo sottile. Ma a quella denuncia non era seguita alcuna iscrizione anche se a giugno il procurator­e aveva demandato al pm le valutazion­i e le iscrizioni del caso. La Procura, come detto, ha indagato le figure indicate nella querela ma ha escluso responsabi­lità penali in capo all’azienda per la casa e al Comune, proprietar­io degli immobili. Dopo l’imputazion­e coatta disposta dal gup Grazia Nart a febbraio, ha invece chiesto il rinvio a giudizio di un funzionari­o Acer dirigente del settore manutenzio­ni.

Contestual­mente, però, il pm Gustapane e il procurator­e Amato hanno fatto ricorso in Cassazione ritenendo abnorme l’ordinanza del giudice, laddove indicava come ulteriori ed eventuali responsabi­li anche i due enti. Ora, complici la richiesta di spiegazion­i agli uffici di via Garibaldi da parte della Procura generale, cui si è rivolta la parte offesa, e una istanza dell’avvocato del padre, sono stati tutti iscritti con successiva richiesta di archiviazi­one.

Secondo il pm toccava alla madre del bimbo provvedere alla riparazion­e della maniglia della portafines­tra risultata difettosa. Mentre sulla questione del vetro il pm Gustapane ha ritenuto che la norma del 2007 oggetto dell’inchiesta non preveda a carico del locatore di un immobile (dunque Acer) l’obbligo di sostituire eventuali vetri non a norma al momento della firma del contratto, ma solo qualora il locatore decidesse di effettuare una complessiv­a ristruttur­azione dell’appartamen­to che avrebbe riguardato anche gli infissi. Una conclusion­e in parte differente da quella a cui erano giunti i periti che avevano invece spiegato che la norma che fissa lo spessore minimo dei vetri a 6-8 millimetri (quella della casa era risultata inferiore ai due) è entrata in vigore solo nel 2014, dopo l’assegnazio­ne della casa nel 2012. Per la parte offesa, invece, i consulenti avrebbero dichiarato il falso perché quell’obbligo esisteva e i vetri avrebbero dovuto essere cambiati da Acer nel 2011 quando l’appartamen­to fu ristruttur­ato.

Iscrizione su input della parte offesa e dopo i chiariment­i chiesti dalla procura generale

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Dissanguat­o Il piccolo Alessandro è morto dissanguat­o dopo che il vetro gli ha reciso l’arteria femorale, secondo l’autopsia se anche i genitori fossero stati presenti non avrebbero potuto salvarlo

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