Bimbo morto, nuova svolta nell’inchiesta Merola indagato e subito «archiviato»
Via Benini, pm «costretti» a iscrivere sindaco e Acer, ma senza ravvisare reati. La famiglia si oppone
” La Procura Comune e Acer non erano obbligati a cambiare il vetro non conforme, avrebbero dovuto solo in caso di ristrutturazione e cambio degli infissi
A un anno dalla denuncia presentata dal padre del piccolo Alessandro Do Rosario e a quasi due dalla tragedia di via Benini, dopo una richiesta di archiviazione e un ricorso in Cassazione, la Procura cede e iscrive nel registro degli indagati il sindaco Virginio Merola, l’ex presidente di Acer Claudio Felicani, la ex presidente di Acer Promos Chiara Caselgrandi e, infine, due operai intervenuti per le manutenzioni nella casa in cui il bimbo morí dissanguato. Non è tutto: ha iscritto per falso anche i suoi due consulenti tecnici, Cosmo Durante e Lorenzo Di Capua. Una sfilza di iscrizioni eccellenti, tutte per omicidio colposo come conseguenza di condotte omissive eccetto quelle dei consulenti, per le quali però il pm Antonello Gustapane ha già chiesto l’archiviazione.
È solo l’ultimo colpo di scena nella battaglia giudiziaria seguita alla morte del bimbo di 9 anni che il 5 agosto 2016 si ferì mortalmente con il vetro non a norma di una porta finestra della casa Acer. La decisione della Procura arriva dopo una recente nota del procuratore Giuseppe Amato adottata a seguito di una richiesta di verifica della Procura generale, alla quale si è rivolto il legale del papà del bambino, l’avvocato Giovanni Sacchi Morsiani. Già in una denuncia ai carabinieri depositata ad aprile 2017, il padre di Alessandro chiedeva di indagare sia i dirigenti di Acer e Acer Promos che di Palazzo d’Accursio (oltre ai consulenti) per la mancata sostituzione di quel vetro troppo sottile. Ma a quella denuncia non era seguita alcuna iscrizione anche se a giugno il procuratore aveva demandato al pm le valutazioni e le iscrizioni del caso. La Procura, come detto, ha indagato le figure indicate nella querela ma ha escluso responsabilità penali in capo all’azienda per la casa e al Comune, proprietario degli immobili. Dopo l’imputazione coatta disposta dal gup Grazia Nart a febbraio, ha invece chiesto il rinvio a giudizio di un funzionario Acer dirigente del settore manutenzioni.
Contestualmente, però, il pm Gustapane e il procuratore Amato hanno fatto ricorso in Cassazione ritenendo abnorme l’ordinanza del giudice, laddove indicava come ulteriori ed eventuali responsabili anche i due enti. Ora, complici la richiesta di spiegazioni agli uffici di via Garibaldi da parte della Procura generale, cui si è rivolta la parte offesa, e una istanza dell’avvocato del padre, sono stati tutti iscritti con successiva richiesta di archiviazione.
Secondo il pm toccava alla madre del bimbo provvedere alla riparazione della maniglia della portafinestra risultata difettosa. Mentre sulla questione del vetro il pm Gustapane ha ritenuto che la norma del 2007 oggetto dell’inchiesta non preveda a carico del locatore di un immobile (dunque Acer) l’obbligo di sostituire eventuali vetri non a norma al momento della firma del contratto, ma solo qualora il locatore decidesse di effettuare una complessiva ristrutturazione dell’appartamento che avrebbe riguardato anche gli infissi. Una conclusione in parte differente da quella a cui erano giunti i periti che avevano invece spiegato che la norma che fissa lo spessore minimo dei vetri a 6-8 millimetri (quella della casa era risultata inferiore ai due) è entrata in vigore solo nel 2014, dopo l’assegnazione della casa nel 2012. Per la parte offesa, invece, i consulenti avrebbero dichiarato il falso perché quell’obbligo esisteva e i vetri avrebbero dovuto essere cambiati da Acer nel 2011 quando l’appartamento fu ristrutturato.
Iscrizione su input della parte offesa e dopo i chiarimenti chiesti dalla procura generale