Lo strappo di Manutencoop
«Scarso sostegno economico e politico»: il colosso esce dalla Lega delle cooperative
Dopo il cambio di nome e le bordate alla cooperazione, arriva lo storico strappo di Manutencoop (ora Rekeep). L’assemblea dei soci convocata ieri ha deliberato la fuoriuscita da Legacoop. Una svolta che per certi versi era nell’aria che però ha spiazzato viale Aldo Moro. È stato il dominus indiscusso Claudio Levorato, da tempo in rotta con la Lega, a guidare la scissione. Ai soci riuniti ieri ha spiegato i motivi fondamentali dello storico strappo: mancato sostegno economico; scarso appoggio politico dopo le inchieste giudiziarie che negli anni hanno coinvolto Manutencoop; e infine una mancanza di visione e strategia per il post crisi.
Legacoop perde la terza cooperativa per ordine di grandezza e fatturato. In viale Aldo Moro domani ci sarà una riunione di presidenza per affrontare una novità che, come detto, provoca un danno di immagine ma per la quale non ci strappano le vesti, vista la difficile convivenza con Levorato. Per Lanfranco Turci, ex presidente della Lega «perdono molto entrambe».
Vivevano da anni da separati in casa. Dopo tanti litigi e accuse reciproche, come in ogni rapporto giunto alla fine, è arrivato il divorzio. Atteso ma non per questo meno clamoroso. Manutencoop esce da Legacoop che a sua volta perde uno storico e pesante associato, la terza cooperativa in Italia, con 472 soci e quasi un miliardo di fatturato. Se non inaspettato, è un terremoto inedito per la storia del mondo cooperativo. Paragonabile in campo industriale alla recente uscita di Luxottica da Confindustria.
La decisione è stata presa ieri dall’assemblea dei soci di Manutencoop, che a sua volta controlla Manutencoop Facility Management Spa (attiva nel supporto all’attività, nella gestione degli immobili e nei servizi). Ed è lo storico presidente Claudio Levorato a sbattere la porta, accusando Legacoop, nel discorso davanti ai soci, di non aver difeso la sua “creatura” nei momenti più difficili quando si è ritrovata coinvolta in diverse inchieste giudiziarie (per ultima quella sull’appalto Consip); non averla sostenuta economicamente in alcune partite finanziarie (in particolare, il rilevamento ad ottobre di tutte le quote di minoranza della spa); e non aver saputo guidare e offrire una visione ai suoi associati negli anni della crisi.
D’altronde nell’ultima uscita pubblica milanese di Levorato si poteva intuire l’epilogo della storia. Primo, la presentazione di Rekeep, il nuovo brand della società senza più riferimenti al mondo cooperativo. Secondo, l’ennesimo suo affondo verso Legacoop, sfidando una consolidata prassi di quel mondo, quella di non commentare e men che meno criticare i conti di un’altra associata. Legacoop, ha detto invece in quel contesto Levorato, «opera nella mera conservazione», «confonde i valori con gli strumenti», sostiene che «la remunerazione non è l’obiettivo, poi presenta un bilancio con 37 milioni di perdita». Un chiaro riferimento ai conti di Alleanza 3.0.
I vertici di Legacoop Bologna si sono presi 48 ore di tempo prima di parlare. La presidente Rita Ghedini era presente all’assemblea di ieri e ha assistito al divorzio. Domani la presidenza dell’associazione di categoria affronterà la delicata questione e solo dopo i vertici commenteranno la scelta di Levorato. Chi ci perde di più in questa storia è difficile dirlo. Legacoop sicuramente perde una coop di primissimo piano e i suoi contributi associativi (che per statuto andranno comunque
La Lega perde la terza coop in Italia, domani la presidenza si riunisce per affrontare il tema
versati per tutto il 2018), oltre a un danno di immagine non indifferente. Ma al contempo perde anche una società che ha avuto diversi problemi giudiziari negli ultimi anni e un presidente ingombrante, da sempre in guerra con i big della cooperazione. A partire dal presidente di Unipol Pierluigi Stefanini che non ha condiviso molte sue scelte (una su tutte, proprio quella di affidare la gestione delle attività a una Spa lasciando alla cooperativa solo il controllo). Dal canto suo Manutencoop, grazie anche al nuovo brand, può muoversi in mare aperto con più libertà di azione. Ma da domani, senza più il sostegno di una potente associazione di categoria. Almeno per il momento, Manutencoop (che ha approvato il bilancio 2017 con un ristorno per i soci di 3,7 milioni) non si infilerà sotto un altro tetto. Si è chiusa ieri bruscamente una lunga e travagliata storia. Servirà tempo per cominciarne un’altra. Anche perché gli strascichi dell’addio non mancheranno e potrebbero essere dolorosi. Per tutti.
” Turci Manutencoop con questa uscita riduce ulteriormente la sua immagine di impresa cooperativa, mentre Legacoop ne perde in rappresentatività È un danno complessivo