COLTIVARE LA SPERANZA
«Il veleno della disillusione si può combattere con il realismo: no alla rassegnazione»: ancora una volta il vescovo Zuppi sa andare al cuore del problema, individuando il male oscuro che ci affligge. Si ironizza spesso sulle sue origini romane, dunque appare strano sia lui a richiamarci a credere che «tutto può cambiare»: ma questo è il titolo del libro di Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio che proprio da Roma si è estesa in settanta nazioni e che ha dimostrato con i fatti come davvero sia possibile voltare pagina quando c’è la volontà di guardare avanti anziché indietro.
Nel dialogo di giovedì alla Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, Romano Prodi e Stefano Zamagni notavano l’affievolirsi tra gli europei del legame con il cristianesimo, così mi è parso naturale ripensare alla convinzione di Riccardi che la Chiesa debba suscitare simpatia, esattamente quello che Zuppi ha fatto dal primo giorno in cui è entrato a Bologna. Ma nell’esperienza di Sant’Egidio ci sono altri due termini chiave che qui, sotto le Due Torri, dovremmo tornare a considerare di più, ossia comunità e parola. Insomma, stare insieme e dialogare.
C’è una discordanza sempre più evidente che non smette di colpirmi: salvo rare eccezioni, i bolognesi si lamentano di come sia peggiorata la città e rimpiangono «i bei tempi andati», mentre chi viene da altre realtà decanta la nostra qualità della vita. D’altronde non è un caso che ormai un terzo dei residenti sia nato altrove.
Come ci ricordava Gabriele Bronzetti nel nostro editoriale di giovedì, dunque, pur senza chiudere gli occhi davanti a quanto è criticabile, non dovremmo sottovalutare la fortuna di vivere in un luogo moderno, accogliente, che tuttavia conserva ancora molte virtù del passato. Franco Farinelli, sempre sul Corriere di Bologna (il 27 maggio 2016), ricordava il «primato internazionale» di Bologna «sotto il profilo della presenza e della funzione dello spazio pubblico, quello che, come i portici, è prodotto dai privati a vantaggio dell’intera comunità, concreta espressione perciò di un’autentica generale funzione civica». Ogni giorno ritrovo tale capacità di essere comunità, nel negoziante che offre riparo e lavoro a un profugo come nel filantropo che realizza grandi progetti per la collettività. L’anno scorso, nel giorno di San Petronio, il vescovo ha invitato Bologna a restare umana, oggi la sollecita a coltivare la speranza. Credo sia una formula vincente.