«Troppi visitatori» L’overtourism colpisce pure le chiese
Mercato immobiliare sempre più dominato dagli affitti brevi per turisti, il commercio del centro storico rivoluzionato con il boom della ristorazione, ma anche le chiese che iniziano a perdere l’intimità del luogo sacro per diventare «preda» dei gruppi di visitatori. Sono questi gli ingredienti dell’overtourism in salsa bolognese, una ricetta che le Due Torri (riscoperte negli ultimi anni dai grandi flussi turistici) devono iniziare a governare per non subire gli effetti negativi di casi studio come Venezia, Firenze o le Cinque Terre. Se n’è parlato durante «Overtourism — come gestire i troppi turisti?», un seminario organizzato nel programma di Itacà, festival del turismo responsabile in corso in città fino al 4 giugno. Tema che secondo Fiorella Dallari, professoressa di Geografia economica-politica dell’Alma Mater, sta già creando a Bologna un principio di overtourism religioso, in particolare per quanto riguarda la chiesa di Santa Maria della Vita (inserita nel percorso di Genus Bononiae e dove è custodito il Compianto di Niccolò dell’Arca) e la basilica di San Petronio.
«Diventa sempre più difficile poter pregare in questi luoghi nati per la religione ma anche patrimonio artistico, mancano il silenzio e l’intimità. Per dire una preghiera davanti al Compianto — spiega Dallari — bisogna pagare un biglietto, mi sembra un posto snaturato. E anche San Petronio vive lo stesso fenomeno, che altrove è maggiore». Con 1,4 milioni di arrivi e 2,9 milioni di presenze nel 2017 la città ha confermato il suo trend turistico positivo. «Un aumento del 50% negli ultimi dieci anni che ovviamente sta avendo delle conseguenze — sottolinea Pierluigi Musarò, direttore di Itacà — il mondo degli affitti ha visto l’esplosione degli Airbnb, con le maggiori difficoltà di affitto per gli studenti, ma anche il famigerato Quadrilatero dei taglieri. Si tratta di argomenti che riguardano innanzitutto le pubbliche amministrazioni, chiamate a intervenire prima di assistere agli eccessi. Lo si potrebbe fare indirizzando i turisti su tutto il territorio e non solo in un centro storico medievale così piccolo». Per i relatori è però sbagliato parlare di anti turismo, piuttosto bisognerebbe parlare di progettazione. Utilizzando, non solo per scopi turistici ma anche di decoro urbano, la tassa di soggiorno. «A Bologna vale 6 milioni di euro, sarebbe un errore cancellarla come previsto dal contratto di governo», commenta Maurizio Davolio, presidente dell’Associazione italiana turismo responsabile.
” Dallari Diventa difficile poter pregare in alcuni luoghi nati per la religione ma anche patrimonio artistico, mancano il silenzio e l’intimità