Il viaggio dei nigeriani a Bologna Ieri terra di cultura, oggi di libertà
Comunità poco popolosa, conta 1.615 residenti in città Arrivavano per l’università, ora fuggono dalla guerra
Terra da una parte difficile per i conflitti tribali, con villaggi e periferie legate alla magia nera e martoriata dalla guerra, dall’altra Paese tra i più popolosi e attivi dell’Africa Occidentale con industrie nel settore tecnologico e delle telecomunicazioni soprattutto nella città più grande, Lagos, la Nigeria è raccontata da due facce della stessa medaglia. E così, da quasi cinquant’anni, i nigeriani si sono integrati sotto le Due Torri. In tutta la città metropolitana i cittadini nigeriani residenti sono 1.615, la metà di loro vive a Bologna. Pur non essendo tra le comunità di stranieri più popolose in città e in provincia per numero di cittadini residenti è una di quelle con una maggiore rete di attività e di contatti tra chi è arrivato qui nei primi anni Settanta soprattutto per frequentare l’università e chi, invece, negli ultimi quattro anni è arrivato a bordo di barconi da richiedente asilo, attraversando il Mar Mediterraneo per l’emergenza «Mare Nostrum». Dal 2009, infatti, è in corso l’offensiva del gruppo islamista di Boko Haram che continua la sua escalation sanguinosa nel Paese, senza risparmiare neanche le comunità islamiche oltre a quelle cristiane. «Il 98% dei nigeriani che vivono a Bologna sono di fede cristiana — racconta Rowland Ndukuba, presidente della comunità nigeriana di Bologna e provincia —. Ultimamente chi arriva in città fugge dal terrore di Boko Haram e metà del nostro tempo è dedicato a loro. Sui loro corpi portano i segni delle torture, soprattutto le donne e i ragazzini minorenni. Spesso schiavizzati e vittime di tratte». E proprio gli arrivi delle donne nigeriane negli ultimi anni sono aumentati in modo esponenziale. Oltre il 30% delle donne si allontana dai centri di accoglienza. Per questo l’attenzione delle cooperative, della comunità e della Prefettura e delle forze dell’ordine resta molto alta. Il destino delle profughe spesso è legato al doppio filo delle Madame e della maledizione del rito «JuJu». Con la scusa del rito, in realtà hanno un debito con i loro trafficanti che supera anche i 60 mila euro. Diventano così schiave del sesso e in qualsiasi luogo dove approderanno ci sarà una «madama» a controllarle.
La maggior parte dei nigeriani in città vive in zona Mazzini, mentre a Borgo Panigale c’è una chiesa cattolica africana frequentata dai fedeli cristiani provenienti dalla Nigeria. La chiesa porta il nome di una schiava, San Giuseppina Bakhita. Ci sono due negozi, in Bolognina, di prodotti tipici nigeriani. Uno in via Ferrarese e l’altro in via Niccolò dall’Arca. I loro passatempi preferiti sono il calcio e il ballo. Bologna, infatti, quasi cinquant’anni fa insieme a Firenze era la città maggiormente scelta dagli studenti nigeriani. Medicina e Ingegneria erano le facoltà più frequentate soprattutto dagli uomini, mentre le poche donne hanno sempre prediletto facoltà di Economia. Gli studenti stranieri nigeriani iscritti all’ateneo bolognese per l’ultimo anno accademico sono 39, e rappresentano lo 0,65% degli studenti stranieri che hanno scelto l’Unibo.