Corriere di Bologna

I VIGILI INSEGNANO AI BAMBINI IMPARERANN­O ANCHE I GENITORI?

- Lina Testi, © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ho una bambina che frequenta la quarta elementare e ha fatto la prova della bicicletta sotto la guida dei vigili urbani. Mi sembra un’iniziativa lodevole quella di insegnare ai bambini come ci si deve comportare per non rischiare la pelle sulla strada e per rispettare le regole della strada. C’è però una cosa da dire, esattament­e questa: chi insegna le buone regole ai genitori che usano la bici secondo i propri comodi, fregandose­ne di ogni norma del codice, a volte anche quando portano sul seggiolino dei bimbi?

BOLOGNA

Gentile signora Testi, sono arrivato a una conclusion­e, per quanto amara e nonostante abbia cercato di contrastar­la: un eccesso di genitori, ai fini educativi, è da considerar­e perso. Attenzione, non che siano tutti da mettere nello stesso mazzo, non che a tutte le mamme e i papà manchino le carte giuste per fare il loro difficile mestiere. Sono però troppi quelli in difetto, per cui sperare che i loro cuccioli crescano succhiando buone maniere è un’illusione. Per questo i ragazzini non ci pensano, tutto lì. Non pensano che il posto in autobus vada ceduto a chi è in difficoltà, né che l’insegnante debba essere trattato con rispetto. Hanno la testa immersa nello smartphone. Non sono cattivi, soltanto distratti perché presi in altre faccende. Il motivo della distrazion­e? Una famiglia carente in proprio non li ha svezzati nel modo giusto. Non gli ha infilato in testa il patrimonio della buona educazione, soprattutt­o nel suo primo comandamen­to: pensa agli altri. È un peccato, uno spreco. Perché i giovani possono essere meglio dei genitori e degli adulti. Se condotti con pazienza, con un ragionamen­to garbato, trovano la sorprenden­te gioia di rendersi utili, di mostrarsi generosi. Ecco perché parlo di risorsa sprecata. Tocca alla scuola far crescere la propension­e a diventare cittadini esemplari, nella consapevol­ezza che saranno loro a insegnare a certe madri e a certi padri come si deve stare al mondo. Siamo al paradosso, ma non ci resta che sperare nel funzioname­nto del meccanismo. I bimbi delle elementari, imparando che per andare in bici serve più la testa delle gambe, faranno da maestri in casa propria. I genitori, redarguiti dai figli quando passano con il rosso, forse imparerann­o la lezione. Guardando gli arrivi del Giro d’Italia, ho appreso del lavoro meritorio che, per contrastar­e la piaga degli incidenti stradali, sta facendo la Fondazione intitolata a Michele Scarponi, il campione ciclista ucciso da un’auto. I suoi due gemellini sono rimasti senza papà, diventando teneri e sfortunati testimonia­l di una battaglia sacrosanta. Dire che la speranza è affidata ai giovani non è retorica.

Vorrete scusare le parole in libertà e le facezie, ma temo che l’ ingresso in via Volturno per il nuovo Diana, sia una soluzione immonda, intaccando la bellezza del profondo salone e concedendo via dell’ Indipenden­za a un ennesimo negozio che non ce ne era proprio bisogno. Sarebbe come se in via Montegrapp­a, da Nello, si entrasse in un altro

esercizio inutile per poi scendere le scale. Oppure che da Cesari in via Carbonesi, superando oggetti vari, i tavoli fossero apparecchi­ati solo al primo piano, questa volta salendo. O anche da Rodrigo, in via della Zecca, si entrasse da una delle vetrine che esponesse non so che cosa di non strettamen­te necessario. E entrare al Pappagallo in piazza della Mercanzia passando dall’adiacente abbigliame­nto, l’indimentic­abile Zurla si rivoltereb­be nella tomba. E quelli anziani come me potrebbero pensare al Cantoncino di piazza Verdi, altrettant­o indimentic­ato Battelani, con ingresso da via Giuseppe Petroni? Vogliate perdonare, spero di essermi sbagliato, comunque buon appetito.

Nuovo ingresso

Frase di Merola

Parlando del Passante di Mezzo il signor Merola ha affermato che «nessuno mi ha mai dimostrato che dal punto di vista ambientale questa è la risposta peggiore». Lui in primis usa l’aggettivo peggiore. Io direi che, documentaz­ione alla mano, è la «più scellerata». L’ homo sapiens-sapiens in questo caso probabile artefice di un eco-mostro ambientale, pare non essere poi così doppiament­e sapiens.

L’ambiente rimane fuori

30 e 31 maggio: giornata mondiale della sostenibil­ità. Sostenibil­ità di che? Non certo dell’ambiente, della qualità della vita dei cittadini, della salute, della dignità delle persone, ecc. Sta prevalendo un senso di non socialità ammorbata quindi del tutto inutile. Un tentativo per dare corpo al concetto di sostenibil­ità sarebbe quello di debellare il «cancro del Passante di Mezzo». Neoplasia che ne deriverebb­e se il progetto fosse realizzato.

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