Sfuggì all’alt e la compagna morì Condannato per omicidio volontario
Pena di 15 anni all’uomo che su una moto rubata forzò il blocco. Lei era senza casco
” Il legale Il Riesame derubricò l’accusa a omicidio colposo, la sentenza ribalta la prospettiva Faremo appello perché vogliamo che la vicenda venga sottoposta a un altro giudice e riportata nei giusti confini
Lasciò la donna con cui era uscito sull’asfalto senza vita e scappò a piedi per fuggire ai carabinieri che gli avevano già intimato l’alt che lui non aveva rispettato, sfrecciando a bordo di una moto Bmw di grossa cilindrata rubata. Benedetta Carrà, 39enne di Malalbergo, non indossava il casco quella notte del 5 dicembre 2015 e morí così, abbandonata per strada, in via Bassa inferiore ad Altedo, sotto gli occhi dei carabinieri mentre il suo uomo scappava a piedi. Lui, Abderrahman Jammoua, marocchino 35enne, ieri è stato condannato alla pena di 15 anni con l’accusa di omicidio volontario. E non era affatto scontato. La sua condotta non è stata ritenuta semplicemente colposa e tale da causare la morte della donna. Il gup Domenico Panza ha accolto in abbreviato l’impostazione del pm Francesco Caleca, che appunto chiedeva che l’uomo non fosse condannato per omicidio colposo, ma con l’accusa ben più grave di omicidio volontario, che con la scelta del rito prevede una pena massima fino a 30 anni. Perché, il ragionamento portato avanti ostinatamente dell’accusa, sfrecciando così veloce con una passeggera senza casco a bordo e accelerando per sfuggire ai carabinieri, non poteva non avere la consapevolezza che le sue azioni avrebbero potuto avere conseguenze fatali. All’epoca dei fatti non era ancora entrato in vigore il reato di omicidio stradale e la Procura ha dovuto quindi puntare sul riconoscimento dell’omicidio volontario per ottenere una pena più severa.
Va detto poi che due anni fa, dopo che il gip aveva convalidato la custodia in carcere per Abderrahman che nel frattempo si era costituito il giorno dopo l’incidente, il Riesame lo scarcerò derubricando il reato a omicidio colposo. L’uomo, con piccoli
Il giudice parlò di condotta che la espose consapevolmente a conseguenze fatali
precedenti penali, era quindi stato rimpatriato, ma è poi tornato in Italia a piede libero su richiesta del suo avvocato Fabio Loscerbo per assistere al processo. Il legale ieri ha annunciato ricorso in Appello: «Aspetteremo le motivazioni. Con la scarcerazione il Riesame aveva dato una certa interpretazione derubricando il reato in omicidio colposo, ma il gup ha deciso diversamente. Ora vogliamo sottoporre la vicenda ad un altro giudice». Come detto, l’impostazione della Procura era già stata condivisa dal gip che nel convalidare gli arresti nel dicembre 2015 scriveva: «È ravvisabile la prova della consapevolezza da parte dell’uomo del rischio concreto ed elevato di incidente stradale conseguente alla sua folle condotta di guida». Per il giudice preliminari, inoltre, l’atteggiamento dell’imputato era quello di chi «antepone le proprie ragioni egoistiche, cioè l’impunità per il reato di furto e di guida senza patente, a quella di beni di gran lunga più rilevanti come la vita o l’incolumità delle persone, esponendole quindi, consapevolmente, a gravi rischi». Una versione capovolta dal Riesame e riconosciuta invece ieri dal giudice Panza.
Quella sera Abderrahman e la vittima, che avevano una relazione, trascorsero la serata in un locale di Altedo, prima di salire in sella alla moto intorno a mezzanotte e mezza, lei senza casco e lui con un quello integrale. Benedetta era mamma di un bambino di 8 anni.