UNA QUALITÀ RICONOSCIUTA
Lavoro e tecnologia è il tema del Festival dell’economia inaugurato ieri a Trento. Argomento che interessa ogni attività economica, ma che certamente ha investito come uno tsunami il mondo dell’informazione. Marina Macelloni, presidente dell’Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani), recentemente ha ricordato come l’anno scorso nell’editoria siano spariti circa novecento rapporti di lavoro attivi, portando a tremila il totale di quelli persi negli ultimi cinque anni. «Non è una crisi che si risolve facendo spending review — ha sottolineato — occorre riconoscere come questo settore industriale sia stato travolto da una digitalizzazione selvaggia che non è stata governata e regolata».
Come sapete, il sistema delle testate locali del Corriere della Sera è al centro di un progetto di riorganizzazione finalizzato a garantirne l’equilibrio economico. Non entro nel merito delle scelte annunciate, anche perché a me non sono state illustrate avendo dato all’inizio dell’anno la mia disponibilità a lasciare la direzione di Corriere di Bologna, Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige. Sono un uomo del Novecento e non riesco a essere un mero esecutore, sebbene oggi il ruolo sembri andare di moda: preso atto che l’azienda stava elaborando un piano senza coinvolgermi — procedura non solo del tutto legittima, ma portata avanti nel pieno rispetto del mio ruolo e della mia persona — ho preferito farmi da parte, senza chiedere nulla in cambio. Posso solo ringraziare l’editore per averci sempre garantito una totale libertà nelle scelte giornalistiche, nonché per avermi proposto di scrivere ancora su queste colonne.
La mia gratitudine, però, va prima di tutto ai colleghi, agli editorialisti e ai fotoreporter con cui ho lavorato: una squadra di eccellente qualità professionale e umana, animata da un attaccamento al giornale che ha consentito di superare molte difficoltà con uno spirito di corpo straordinario; da domani sarà guidata da Alessandro Russello, giornalista di grande esperienza, che saprà sicuramente salvaguardare un simile valore. Parallelamente, il mio grazie va a voi lettori che ci avete seguito con fedeltà, anche quando ci avete criticato aiutandoci a fare meglio: dopo il considerevole balzo iniziale, le nostre vendite hanno infatti sostanzialmente seguito l’andamento di quelle del Corriere della Sera, premiando i nostri sforzi.
Ele numerose manifestazione di stima ricevute nelle ultime settimane rafforzano il riconoscimento importante alla passione e all’impegno civile che ci ha animato.
Ho molti debiti di riconoscenza e qui non posso onorarli tutti. Ho avuto la fortuna di avere un riferimento prezioso e illuminante nei direttori del Corriere della Sera, da Ferruccio de Bortoli che mi chiamò nel 2003 ad avviare il Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige fino a Luciano Fontana che mi affidò nel 2015 anche il
Corriere di Bologna: due esempi di professionalità e di signorilità che mi hanno spronato a dare il meglio possibile. Prima di arrivare in Rcs ho avuto tanti grandi maestri, tra cui voglio citare almeno Paolo Pagliaro che oggi cura l’editoriale di Otto e mezzo, la fortunata trasmissione di Lilli Gruber in onda su La7.
Un giornale è frutto di un lavoro di squadra in cui anche chi non appare ha grandi meriti. Non posso elencare tutti gli amici dell’amministrazione, del marketing, dello staff informatico che hanno condiviso la nostra impresa andando molto spesso oltre i loro obblighi, ma i loro nomi sono scolpiti nel mio cuore. Così come lo sono quelli dei manager che mi hanno aiutato, a partire da Luciano Paris (che tanto mi ha insegnato) e da Massimo Monzio con cui, tra l’altro, assieme ad Alessandro Russello abbiamo lanciato (oltre a molti altri progetti) anche
Corriere Innovazione che, partito dal Nordest, ha assunto una dimensione nazionale sotto l’ombrello del Corriere della Sera.
Mi scuso per i troppi che non ho potuto citare (tra cui mia moglie, fonte di serenità) e per aver abusato della pazienza di chi è arrivato fin qui: credo tuttavia utile evidenziare che l’informazione di qualità è il frutto di una miscela complessa — nella quale rientra anche l’apporto di chi raccoglie una pubblicità in sintonia — seppure poi emergano alla ribalta solamente pochi ingredienti. È un bene prezioso che non sempre si può ottenere con un clic, che non è mai frutto di un lavoro solitario, che richiede dedizione in chi la offre e in chi la richiede. Credo che al riguardo vi sia una rinnovata consapevolezza, dunque sono ottimista e ritengo che presto si troverà la strada per tutelarla pienamente. Ecco perché, come Francesco Guccini, vi dico che «s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso». Senza il forse, però.