Corriere di Bologna

Sul tavolo del Viminale il Cpr di Modena

L’amministra­zione Muzzarelli aspetta di capire dal ministero se confermerà l’ipotesi di Minniti

- B. P. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non c’è stata nessuna nuova comunicazi­one dal 4 marzo ad oggi. Ma c’è da dire che anche prima delle elezioni Politiche i contatti tra Modena e il Viminale sono sempre stati piuttosto rarefatti. L’ultima volta che si è discusso della sede regionale del Cpr, il Centro di permanenza per i rimpatri (ex Cie), è stato a gennaio quando il sindaco di Bologna Virginio Merola proposte di aprirlo a Bologna, riconverte­ndo l’hub bolognese di via Mattei. Non se ne fece nulla, perché già allora per il ministero dell’Interno, guidato allora dal democratic­o Marco Minniti, l’unica opzione in campo era ed è stata l’ex Cie di Modena.

Ora però toccherà al neoministr­o Matteo Salvini decidere il da farsi. Se confermare o meno tale scelta, e nel caso indicarne i tempi di realizzazi­one. Dal Comune della Ghirlandin­a non c’era ieri, e non c’è neppure oggi, opposizion­e. «Non ho posto il problema politico sulla struttura a Modena, ma solo condiviso alcune condizioni con il Consiglio comunale», disse a inizio anno il sindaco Giancarlo Muzzarelli. E il rispetto di queste condizioni resta ancora valido. Si possono riassumere in tre punti: per il Cpr servono nuovi agenti delle forze dell’ordine perché nemmeno uno deve essere sottratto al controllo del territorio; l’altro personale impiegato a gestire la struttura deve essere adeguatame­nte formato; possibilit­à per il Comune di poter entrare nel Centro così da verificare il rispetto dei diritti dei migranti. Se tutto questo venisse confermato, Muzzarelli non si metterebbe di traverso.

È solo questione di tempo, che Salvini insedi la sua squadra al Viminale e prenda in gestione tutte le più delicate questioni sul fronte immigrazio­ne. I Centri di permanenza per i rimpatri, istituiti per decreto e destinati a rimpiazzar­e i Cie e a rendere più snelle le procedure di rimpatrio, dovrebbero essere undici su tutto il territorio nazionale. In Emilia-Romagna si è sempre pensato a Modena. Ora c’è solo da capire se il nuovo ministro dell’Interno confermerà l’indirizzo del suo predecesso­re. E in più, dire cosa ha in mente di fare per l’hub di via Mattei. La Lega, qui a Bologna, ne ha sempre chiesto la riconversi­one. «Ha senso solo

” Piastra L’hub di Bologna? Ha senso solo come centro di espulsione

come centro di espulsione. Le difficolta nella gestione dimostrano che può avere utilità solo al fine del rimpatrio immediato», conferma il deputato leghista Carlo Piastra. Convertito ad hub nel luglio del 2014, da quella data in via Mattei sono arrivate 31.596 persone. In 4.723 si sono allontanat­e, in 4.510 hanno rinunciato all’accoglienz­a (che non vuol dire rinunciare alla richiesta d’asilo politico), mentre altre 18 persone hanno ricevuto un decreto di decadenza dall’accoglienz­a (più delle volte per il mancato rispetto delle regole interne). Durante il primo anno sono giunti 2.502 migranti, mentre nel 2016 si sono registrati i maggiori arrivi, in tutto 11.808. Nei primi tre mesi del 2018 gli ospiti sono stati 270.

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Accoglienz­a Alcuni migranti all’interno dell’hub bolognese di via Mattei
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