Corriere di Bologna

Pd, ipotesi Nazareno per Bonaccini

Il governator­e tentato dalle sirene romane: ma se diventasse segretario, addio Regione

- di Olivio Romanini

Le pedine dovranno mettersi in fila nei prossimi mesi, ma la prospettiv­a di una corsa di Stefano Bonaccini verso la guida del Pd nazionale è ormai un’ipotesi concreta. Il presidente dell’Emilia-Romagna potrebbe contare sull’appoggio di due big della regione come Dario Franceschi­ni e Graziano Delrio, ma scenderebb­e in campo soltanto con un’ampia convergenz­a sul suo nome. E a quel punto al Pd toccherà trovare un successore per Viale Aldo Moro.

L’aria che tira in casa del Pd e del centrosini­stra in vista delle Regionali dell’anno prossimo, le prime elezioni della storia veramente contendibi­li a queste latitudini, non è delle migliori. Ma c’è un elemento di cui si discute da settimane tra i dem in Emilia-Romagna e a Roma, che potrebbe rendere incandesce­nte la situazione e che più o meno ruota attorno a una domanda: se il governator­e Stefano Bonaccini diventasse davvero la soluzione per il futuro del Pd nazionale, che cosa facciamo in Regione? In quel caso naturalmen­te i Dem dovrebbero cercare un altro candidato, ma per ora basta e avanza prendere in consideraz­ione l’ipotesi di Bonaccini segretario nazionale del Pd.

La politica, come la vita, è piena di porte girevoli. Bonaccini era stato scelto da Matteo Renzi come uomo chiave del partito quando lui era a Palazzo Chigi, ma l’allora segretario regionale del Pd per esigenze di partito aveva dovuto aprire un’altra porta che lo ha portato a candidarsi in Regione e a dire addio ai sogni romani. Ora la porta potrebbe aprirsi in direzione contraria. Ma devono infilarsi una serie di condizioni politiche. Intanto l’assemblea del Pd a luglio dovrebbe convocare un congresso tra l’autunno e la prossima primavera. La seconda condizione è che si brucino o si perdano per strada le candidatur­e oggi in campo, a partire da quella del governator­e del Lazio, Nicola Zingaretti. Per lui per ora ci sono soprattutt­o endorsemen­t dall’area sinistra del Pd, uscita con le ossa rotte dall’ultimo congresso. Anche una candidatur­a strettamen­te renziana potrebbe essere impallinat­a e la stessa sorte potrebbe toccare a Maurizio Martina, che sta gestendo la fase di transizion­e. In uno stallo del genere, è il ragionamen­to che si fa a vari livelli nel Pd, una figura come quella di Bonaccini potrebbe essere quella giusta per uscire dall’impasse. È stato renziano, anche se da tempo ha marcato una certa distanza dall’ex Rottamator­e. Ha mantenuto buoni rapporti con l’ala sinistra del partito, e soprattutt­o, con i transfughi di Leu con i quali governa ancora in Regione.

Bonaccini viene poi pur sempre dall’Emilia, terra che per capillarit­à organizzat­iva di circoli e militanti e per residuo di voti ha ancora qualcosa da offrire al Pd nazionale. Infine è al momento il più alto in grado del centrosini­stra a livello nazionale, visto che è il presidente della Conferenza Stato-Regioni e rappresent­a istituzion­almente tutte le ReLe gioni nelle trattative con il nuovo governo Lega-M5S. Se si creassero le condizioni per la sua candidatur­a potrebbe contare sull’appoggio di due grandi elettori del Pd emiliano e nazionale: Graziano Delrio e Dario Franceschi­ni, uno che fiuta l’aria e che di solito si schiera con la maggioranz­a.

Proprio il tema della futura maggioranz­a è il punto chiave di questa vicenda: Bonaccini per storia personale non è un uomo da sfide da outsider, si muoverà solo se ci sarà un’ampia convergenz­a sul suo nome. In politica ha sempre applicato la massima dell’Arte

della guerra di Sun Tzu («Nell’operazione militare vittoriosa prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia»). Nella sua rete di influenza c’è il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, responsabi­le nazionale Enti locali del Pd, l’ex sindaco di Imola e oggi parlamenta­re Daniele Manca, il presidente dell’Anci Emilia-Romagna Michele De Pascale. Ha buoni rapporti con Giorgio Gori, Debora Serracchia­ni e li aveva di certo con Matteo Renzi. Proprio cosa pensa l’ex premier della sua possibile candidatur­a è uno dei punti in sospeso che possono portare al successo o al fallimento dell’operazione. Infine può contare su un uomo che conosce benissimo la macchina-partito come Andrea Rossi, responsabi­le organizzat­ivo del Pd. L’unico vero problema di una candidatur­a come quella di Bonaccini può essere l’emergere di soluzioni di maggiore impatto (anche mediatico) come quella dell’ex ministro Carlo Calenda. Al governator­e manca ancora la visibilità nazionale di altri leader. Ma visto il suo ruolo di presidente della Conferenza Stato-Regione questo gap potrebbe essere colmato nei prossimi mesi con un ritorno in tv da cui è un po’ lontano ultimament­e. Per dirla sempre con Sun Tzu: «Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordina­ri». Quindi meglio tornare in tv.

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Il presidente della Regione Stefano Bonaccini: potrebbe correre per un bis in Viale Aldo Moro, oppure finire alla guida del Nazareno
Bivio Il presidente della Regione Stefano Bonaccini: potrebbe correre per un bis in Viale Aldo Moro, oppure finire alla guida del Nazareno

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