La ricerca dell’esplosivo (e della verità) in un manifesto macchiato di sangue
Custodito per anni da un ferroviere è tornato in sala d’attesa: lo analizzerà il perito
Se non fosse stato per un ferroviere, sarebbe andato distrutto, abbandonato insieme alla macerie o finito chissà dove. Portandosi dietro anche quelle ormai minuscole macchie di sangue che si notano proprio al centro, in corrispondenza del ciclista. E invece, quel cartellone dell’Ente provinciale turismo che ritrae una vecchia fotografia in bianco e nero del Teatro comunale in piazza Verdi, potrebbe rivelarsi oggi uno dei pochi reperti utili, forse l’unico ancora intatto, per la nuova perizia affidata dalla Corte d’Assise, che sta processando Gilberto Cavallini trentotto anni dopo la strage, all’esperto di esplosivi Danilo Coppi.
Quel pannello in bianco e nero che oggi è affisso nella sala d’attesa della stazione di Bologna era lì anche alle 10.25 del 2 Agosto, quando ci fu la deflagrazione. Ci sono ancora le foto che lo testimoniano: compare immobile, affisso al muro di fianco alla porta d’ingresso che dà sul piazzale, testimone muto della carneficina, inspiegabilmente rimasto intatto, eccetto due piccoli squarci. Durante la ricostruzione il cartellone stava per finire in mezzo alle macerie e andare distrutto. Ma un ferroviere capì che poteva essere un testimone prezioso e lo conservò nel suo ufficio, dove è rimasto affisso dietro la sua scrivania per vent’anni. Al momento di andare in pensione, nel 2000, il ferroviere chiamò l’associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto e chiese cosa volessero farne. A quel punto l’associazione contattò Ferrovie dello Stato e riuscì a recuperarlo e a farlo esporre in sala d’attesa dietro una teca di vetro.
E lì è ancora oggi, ingiallito, accompagnato dalle foto dell’epoca che lo ritraggono in mezzo alle macerie della bomba e da un pannello commemorativo posto al momento del suo recupero. «Questo pannello — si legge sulla targa commemorativa messa nel 2000 — restituito alla cittadinanza il 30/07/2000, fu ritrovato nella sala d’attesa della stazione di Bologna dopo lo scoppio della bomba che uccise 85 innocenti, quasi intatto, malgrado gli squarci ancora visibili, della deflagrazione del 2 agosto 1980». E ancora si legge: «Dopo vent’anni, conservato come documento storico dai ferrovieri, torna tra la gente che si muove libera in stazione, a ricordare che fu testimone muto del gesto assassino». Ma proprio quel testimone muto oggi potrebbe tornare parlare. Perché il perito Coppi lo esaminerà per cercare tracce di esplosivo o qualsiasi altro indizio possa essere utile a ricostruire i tasselli
Il «testimone muto»
Il pannello dell’Ente turismo è uno dei pochi oggetti rimasti intatti nonostante lo scoppio
ancora mancanti della strage. Ieri, il presidente della Corte d’Assise Michele Leoni ha annunciato che lunedì inizierà l’esame dei reperti fino ad oggi recuperati da ciò che è rimasto dopo 38 anni di indagini e processi. Comprese le macerie della stazione abbandonate per tutto questo tempo in un’area esterna della caserma San Felice ai Prati di Caprara.