Corriere di Bologna

«Sugli stranieri nulla di eversivo»

La sfida sul controllo dell’immigrazio­ne: «Ce lo chiede anche l’Europa». «A Bologna lascio un pezzo di cuore» Il prefetto Piantedosi: «Un onore la chiamata di Salvini, sarà difficile ma ci proveremo»

- Romanini

«Ero incredulo ma ho detto subito sì a Salvini, è un onore per me. A Bologna lascio un pezzo di cuore, è una città che mi ha sempre portato fortuna e che avrà presto un nuovo prefetto». Matteo Piantedosi saluta la città per andare a fare il capo di gabinetto del Viminale. E dice che il programma di Salvini si può fare: «Non c’è niente di eversivo, non si violano i diritti umani, sarà difficile ma ci proviamo».

” La gestione dei migranti Non credo che nei vecchi Cie si configuras­se una violazione dei diritti umani

” Su rimpatri e sbarchi non vedo nulla di eversivo, il programma di Salvini è difficile perché richiede uomini e mezzi, ma si può realizzare e abbiamo il dovere di provarci

Le Due Torri

Bologna mi ha sempre portato fortuna, l’ultimo anno qui è stato straordina­rio

Matteo Piantedosi, 55 anni, prefetto di Bologna, ha la fama di grande mediatore, ha un profilo moderato, ama andare in bicicletta e ora si trova ad affrontare una salita non facile, forse la più difficile della sua lunga carriera di servitore dello Stato: fare il capo di gabinetto del ministero degli interni a guida Matteo Salvini, leader della Lega.

Senta, ma quando l’ha chiamata Matteo Salvini lei ha accettato subito o ci ha pensato un attimo: non è che ha avuto qualche esitazione a prendersi una responsabi­lità così grande in un momento così difficile?

«No — spiega Piantedosi — ho accettato subito, ero perfino incredulo. Per me è stato un grande orgoglio e un grande onore e di questo non posso che ringraziar­e il ministro dell’Interno».

Che rapporto aveva con Salvini prima della chiamata? Le sue visite bolognesi erano state piuttosto burrascose anche dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico.

«In realtà io non ero ancora prefetto all’epoca, il rapporto lo creeremo adesso».

Ieri il sindaco Merola ha detto che con lei il governo ha fatto una buona scelta. A giudicare il suo profilo e quello di Salvini viene da pensare che a lei toccherà fare il peacemaker delle scelte del ministro?

«No, per carità, io mi limiterò a tradurre le legittime indicazion­i politiche del ministro».

Il vero banco di prova saranno le politiche sull’immigrazio­ne. È davvero possibile aumentare il numero di rimpatri come chiede di fare il leader della Lega?

«Ce lo ha chiesto anche l’Unione Europea di farne di più e non c’è nulla di eversivo in questo. Certo, serviranno risorse non solo economiche ma siamo già al lavoro su questo».

E poi Salvini vuole ridurre ulteriorme­nte gli sbarchi che sono già crollati con il ministro Minniti.

«La variabilit­à sugli sbarchi che c’è stata in passato ci dice che si può incidere anche su questo aspetto, servirà una struttura operativa di controllo del mare e bisognerà continuare a fare accordi bilaterali con i Paesi di provenienz­a. Dovremo individuar­e le soluzioni più giuste. Ci vorranno risorse economiche ma non solo quelle, serve una rete».

Il leader della Lega ha riconosciu­to che il ministro Minniti ha fatto un buon lavoro e che non lo smonterà. Concorda?

«È un giudizio che non mi compete».

Il ministro in campagna elettorale ha detto che non vuole più che i centri per il rimpatrio siano aperti, con gli immigrati che di giorno escono ed entrano la sera e che vuole tornare al modello dei Cie, più simili a luoghi di detenzione. Crede che sia compatibil­e con le esigenze di rispetto dei diritti umani su cui più volte è intervenut­a anche la Chiesa?

«Certo che è possibile, non mi compete dare giudizi sulle opinioni politiche che ci sono su queste scelte. Ma di sicuro, pur in una logica di privazione della libertà sociale, non credo che nei vecchi Cie (centri di identifica­zione e di espulsione) si configuras­se una violazione dei diritti umani».

Lei conosce molto bene la macchina del Viminale anche perché ci ha già lavorato. Secondo lei il programma di Salvini è complessiv­amente realizzabi­le?

«Si può fare, anche se gli obiettivi da perseguire non sono facili da realizzare. Abbiamo il dovere di provarci».

Si discute anche di aumentare gli spazi della legittima difesa, un’idea che qualcuno ritiene essere pericolosa e che ha sollevato molte critiche. Cosa ne pensa di questa proposta?

«C’è sempre lo spazio quando c’è la volontà del legislator­e, questo genere di valutazion­e non compete ai funzionari dello Stato».

Cosa le ha detto il leader leghista nel primo colloquio che avete avuto? Le ha dato qualche consiglio?

«Io consigli non mi permetto di darne, al limite li ricevo. E quello che mi ha detto Salvini me lo tengo per me».

Bologna l’ha già lasciata anche in passato ma che effetto le fa ripartire di nuovo?

«A Bologna lascio un pezzo del mio cuore, è una città che mi ha sempre portato fortuna ed è chiaro che il dover lasciare Bologna era finito sul piatto della bilancia della mia scelta. Ma per il lavoro che faccio io è normale avere la valigia in mano».

Lei alla fine è rimasto solo un anno in città a fare il prefetto, che bilancio si sente di fare?

«Il bilancio del mio anno a Bologna per me è straordina­riamente positivo».

Lei ha gestito, solo quest’anno, il G7 dell’Ambiente voluto dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e la visita di Papa Francesco. Le cose sono filate lisce ma si può dire che, anche per il clima politico generale del Paese, quella che ha davanti è la sua sfida più difficile?

«Mah, è una sfida innanzitut­to molto gratifican­te e di questo sono molto grato al ministro. Più che la prova più difficile è quella che richiederà il maggiore impegno da parte mia».

Pensa che Bologna avrà presto un nuovo prefetto al suo posto?

«Certo, lo deciderà il Consiglio dei ministri nelle prossime sedute».

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