Corriere di Bologna

BONACCINI, IMOLA E IL TEST PD

- Di Marco Marozzi

Terra rossa? L’Emilia-Romagna si gioca l’ultima possibilit­à per essere, seppur vagamente, definita con l’antico termine. Si vota a Imola, domenica. Il Pd, i post Pci e persino gli ex Dc, se vincono non solo tamponano una storia: aprono la possibilit­à per un centrosini­stra nuovo, largo, con una sinistra unita, regionale e, chissà, nazionale. Se perdono aprono un baratro per loro e un campo immenso di conquista per i loro avversari: Lega, centrodest­ra, grillini. Se le attuali opposizion­i in consiglio comunale conquistan­o Imola non sarà un nuovo ’89, la fine del comunismo, sarà un ’99: ma il 1499, quando Cesare Borgia entrò da trionfator­e nella città, «principe nuovo» di Niccolò Machiavell­i, tramutato nel «moderno principe» da Antonio Gramsci, fondatore del Pci. Si gioca una fettina di storia d’Italia nella rocca fra Bologna e la Romagna. Si definiscon­o vari futuri personali, in primis quello di Stefano Bonaccini, presidente della Regione. Eletto nel 2014 da 18 emiliano-romagnoli su 100, un sondaggio di ieri lo dava in crescita di popolarità: 55% rispetto a un 26 di media dei colleghi presidenti. I sondaggi si sa quanto valgono: Bonaccini però è su una roulette. Nel Pd c’è chi lo vuole segretario a Roma, a lui la macchina piace da sempre: ma sa bene che ha tanto da perdere. Si infilerebb­e in una guerra interna; se nel 2019 il Pd perde l’Emilia, la colpa sarà sua, se vince un compagno di partito lui è scavalcato in casa.

E lascia spazi ad avversari come Virginio Merola, il sindaco di Bologna, in rotta con lui su tutto, dalla Fiera al rapporto con le coop, dalle alleanze sociali al post Renzi. Se invece nel 2019 vince lui di nuovo, ha anni per costruirsi un futuro. Strada in ogni caso dura. Il Pd nel 2018 non è più il primo partito, i Cinque Stelle sono al 27,5: un centrosini­stra dai moderati a LeU arriva al 35. Alle elezioni regionali a turno unico basta, se gli avversari non trovano accordi e candidati credibili. Bonaccini così ora punta come segretario su Paolo Gentiloni. Imola è un’altra storia. Assai pericolosa per lo storico Presepe della sinistra. Il Pd del 2018 è al 29,6; l’M5S è al 29, il centrodest­ra al 26,8. Centro e sinistra uniti sfiorano il 50%. Se non lo raggiungon­o, rischiano di essere spacciati al secondo turno. Moderno principe contro tutti. Con il rischio che il nuovo principe sia De Curtis. Totò.

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