Corriere di Bologna

LE VIOLENZE CONTRO GLI INDIFESI E IL MALE DELLA PORTA ACCANTO

- Gloria Losi, BOLOGNA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Rosa M., Claudia Santoro,

C’è stata una cosa che mi ha fatto molto male, perché Bologna non l’ho mai immaginata così. Mi riferisco a quella casa di riposo dove sono dovuti arrivare i carabinier­i per salvare dei vecchietti. Bologna ha sempre avuto un altro nome, un’altra fama e non importa che questa brutta vicenda sia avvenuta a San Lazzaro, perché siamo tutti Bologna, la città che si vanta dei suoi servizi sociali. Per me non c’è cosa peggiore di maltrattar­e gli anziani e di ridurli ebeti dandogli le gocce. Che brutta pagina per la nostra città.

BOLOGNA

Gentile signora, stavo per scrivere che da bolognese mi vergogno. Ma no, mi fermo subito. Deve vergognars­i, e per sempre, solo chi al posto del cuore ha un bidone dei rifiuti (cit. Buffon). Qui non si parla di calcio e di arbitri. Si parla di una partita vera, giocata da soggetti che vogliono farsi arbitri a piacimento sulla vita dei più fragili. Non chiamiamol­e mai «vecchietti». Sono persone, alle quali gli anni non tolgono dignità e diritti, semmai ne aggiungono. Dico così in generale, sommerso dai tanti film horror girati a tutte le latitudini, dietro il falso paravento di nomi delicati come un fiore. Nel caso di San Lazzaro, sarà la magistratu­ra a fare chiarezza completa. Ma ne sappiamo abbastanza per capire che i mali del mondo non hanno confini e dunque guai ad abbassare la guardia. Purtroppo si allargano zone grigie, poco permeabili al controllo sociale, che sfruttano lo stato di bisogno o addirittur­a la disperazio­ne e nei cui recinti la smania di far soldi spinge anche insospetta­bili a chiudere prima un occhio e poi a diventare ciechi. Un male del nostro tempo che può diventare epidemia. All’inizio è l’arte di arrangiars­i, che però poco alla volta diventa molto peggio. Come c’è la ludopatia, il bisogno compulsivo di giocare d’azzardo, così si sviluppa la spinta irrefrenab­ile prima a piccole furfanteri­e e poi a un lucro criminale. Tutte le storie di dignità negata, quelle messe in chiaro dalle microspie e dalle irruzioni dei carabinier­i, contengono la piaga di signori finto perbene che si fanno complici, chi attraverso la violazione dei propri doveri o dando timbri e ricettari per prescrizio­ni improprie, chi trovando comodo riciclare farmaci. Per quanto mi riguarda, è proprio questo l’aspetto più inquietant­e. Davanti all’orrore, tendiamo ad archiviarl­o sigillando tutto in capo ad un dominus malvagio. Avviene sempre così, nei casi più neri della vita, perché ci fa paura approfondi­re quanto di malsano proliferi dai comportame­nti avidi e sfrontati, che poco alla volta diventano l’acqua di nutrimento dei piranha. È il male inimmagina­bile della porta accanto.

Poche rastrellie­re

Basterebbe un cartello

solerzia da parte dell’azienda nel mettere in condizione gli utenti di poter acquistare regolarmen­te il biglietto, senza disagi continui.

Mi chiedo se solo a Bologna è impossibil­e parcheggia­re una bicicletta senza la paura o la quasi certezza che questa venga rubata. Sono belle e giuste le campagne per l’uso delle due ruote e per l’aria pulita. Ma bisognereb­be accompagna­rle dalla diffusione di rastrellie­re con pali di sicurezza a cui attaccare le catene. E i vigili urbani, almeno nel centro storico, potrebbero passare ogni tanto a controllar­e. È solo un’idea. Un problema simile lo hanno anche i motorini: ci sono pochissimi stalli, sempre nel centro storico e un motorino è meno inquinante di un’auto, e ci sono anche quelli elettrici.

BOLOGNA

Accedere in piazza del Nettuno, soprattutt­o di sera, può essere molto pericoloso. L’ho provato sulla mia pelle, e non sono la sola. L’altra sera ero con un mio amico e stavamo andando in piazza per seguire gli eventi in programma. Naturalmen­te eravamo entrambi in bicicletta, una nostra scelta convinta e intrapresa molto tempo fa insieme alle nostre famiglie. Quando siamo arrivati, complice anche la scarsa illuminazi­one, forse per consentire agli ospiti di godere a pieno dello spettacolo, abbiamo svoltato verso la piazza e non ci siamo accorti della catena in ferro che separa i fittoni. Siamo caduti ma fortunatam­ente non ci siamo fatti molto male. Assicuro che non siamo degli sprovvedut­i e nemmeno studenti in vena di manovre spericolat­e. Certo, potevamo stare più attenti, e la colpa è senz’altro nostra. Volevo però invitare l’amministra­zione a una riflession­e su quella che potrebbe essere una minuzia ma servirebbe a mettere sull’avviso chi come noi si trova a passare per quella meraviglio­sa piazza e non conosce la città. Basterebbe un piccolo cartello catarifran­gente o un talloncino colorato. Penso a chi, come i turisti, non conosce la città.

BUDRIO

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