LE VIOLENZE CONTRO GLI INDIFESI E IL MALE DELLA PORTA ACCANTO
C’è stata una cosa che mi ha fatto molto male, perché Bologna non l’ho mai immaginata così. Mi riferisco a quella casa di riposo dove sono dovuti arrivare i carabinieri per salvare dei vecchietti. Bologna ha sempre avuto un altro nome, un’altra fama e non importa che questa brutta vicenda sia avvenuta a San Lazzaro, perché siamo tutti Bologna, la città che si vanta dei suoi servizi sociali. Per me non c’è cosa peggiore di maltrattare gli anziani e di ridurli ebeti dandogli le gocce. Che brutta pagina per la nostra città.
BOLOGNA
Gentile signora, stavo per scrivere che da bolognese mi vergogno. Ma no, mi fermo subito. Deve vergognarsi, e per sempre, solo chi al posto del cuore ha un bidone dei rifiuti (cit. Buffon). Qui non si parla di calcio e di arbitri. Si parla di una partita vera, giocata da soggetti che vogliono farsi arbitri a piacimento sulla vita dei più fragili. Non chiamiamole mai «vecchietti». Sono persone, alle quali gli anni non tolgono dignità e diritti, semmai ne aggiungono. Dico così in generale, sommerso dai tanti film horror girati a tutte le latitudini, dietro il falso paravento di nomi delicati come un fiore. Nel caso di San Lazzaro, sarà la magistratura a fare chiarezza completa. Ma ne sappiamo abbastanza per capire che i mali del mondo non hanno confini e dunque guai ad abbassare la guardia. Purtroppo si allargano zone grigie, poco permeabili al controllo sociale, che sfruttano lo stato di bisogno o addirittura la disperazione e nei cui recinti la smania di far soldi spinge anche insospettabili a chiudere prima un occhio e poi a diventare ciechi. Un male del nostro tempo che può diventare epidemia. All’inizio è l’arte di arrangiarsi, che però poco alla volta diventa molto peggio. Come c’è la ludopatia, il bisogno compulsivo di giocare d’azzardo, così si sviluppa la spinta irrefrenabile prima a piccole furfanterie e poi a un lucro criminale. Tutte le storie di dignità negata, quelle messe in chiaro dalle microspie e dalle irruzioni dei carabinieri, contengono la piaga di signori finto perbene che si fanno complici, chi attraverso la violazione dei propri doveri o dando timbri e ricettari per prescrizioni improprie, chi trovando comodo riciclare farmaci. Per quanto mi riguarda, è proprio questo l’aspetto più inquietante. Davanti all’orrore, tendiamo ad archiviarlo sigillando tutto in capo ad un dominus malvagio. Avviene sempre così, nei casi più neri della vita, perché ci fa paura approfondire quanto di malsano proliferi dai comportamenti avidi e sfrontati, che poco alla volta diventano l’acqua di nutrimento dei piranha. È il male inimmaginabile della porta accanto.
Poche rastrelliere
Basterebbe un cartello
solerzia da parte dell’azienda nel mettere in condizione gli utenti di poter acquistare regolarmente il biglietto, senza disagi continui.
Mi chiedo se solo a Bologna è impossibile parcheggiare una bicicletta senza la paura o la quasi certezza che questa venga rubata. Sono belle e giuste le campagne per l’uso delle due ruote e per l’aria pulita. Ma bisognerebbe accompagnarle dalla diffusione di rastrelliere con pali di sicurezza a cui attaccare le catene. E i vigili urbani, almeno nel centro storico, potrebbero passare ogni tanto a controllare. È solo un’idea. Un problema simile lo hanno anche i motorini: ci sono pochissimi stalli, sempre nel centro storico e un motorino è meno inquinante di un’auto, e ci sono anche quelli elettrici.
BOLOGNA
Accedere in piazza del Nettuno, soprattutto di sera, può essere molto pericoloso. L’ho provato sulla mia pelle, e non sono la sola. L’altra sera ero con un mio amico e stavamo andando in piazza per seguire gli eventi in programma. Naturalmente eravamo entrambi in bicicletta, una nostra scelta convinta e intrapresa molto tempo fa insieme alle nostre famiglie. Quando siamo arrivati, complice anche la scarsa illuminazione, forse per consentire agli ospiti di godere a pieno dello spettacolo, abbiamo svoltato verso la piazza e non ci siamo accorti della catena in ferro che separa i fittoni. Siamo caduti ma fortunatamente non ci siamo fatti molto male. Assicuro che non siamo degli sprovveduti e nemmeno studenti in vena di manovre spericolate. Certo, potevamo stare più attenti, e la colpa è senz’altro nostra. Volevo però invitare l’amministrazione a una riflessione su quella che potrebbe essere una minuzia ma servirebbe a mettere sull’avviso chi come noi si trova a passare per quella meravigliosa piazza e non conosce la città. Basterebbe un piccolo cartello catarifrangente o un talloncino colorato. Penso a chi, come i turisti, non conosce la città.
BUDRIO