Caso Ong, in piazza centri sociali e sinistra
Centri sociali, consiglieri comunali, Cgil sotto la prefettura. Cori contro Piantedosi
Al grido «riapriamo i porti» almeno 500 persone si sono ritrovate ieri pomeriggio sotto la Prefettura, per un presidio convocato in una manciata di ore contro la scelta del governo lega stellato di lasciare la nave Aquarius con 629 persone a bordo in balìa del mare.
C’erano i centri sociali, tutti, da Tpo e Làbas a Crash e Vag 61, ma anche Cgil, Amnesty International, Arci e Arcigay. Insieme, e non era scontato, a molti volti del Pd, dal neo deputato Luca Rizzo Nervo ai consiglieri comunali Francesco Errani e Federica Mazzoni, all’ex senatore Sergio Lo Giudice. Anche Alessandro Bergonzoni. Un presidio in contemporanea con altre città d’Italia, ma che a Bologna ha assunto un significato particolare visto che il numero uno di Palazzo Caprara, il prefetto Matteo Piantedosi, ha già pronte le valigie per il Viminale, appena nominato capo di gabinetto da Salvini e contro di lui non sono mancate le proteste: «Vergogna Piantedosi, Bologna non merita di essere rappresentata da chi mette la firma sulle politiche di Salvini» ha detto qualcuno al megafono.Per il parlamentare Rizzo Nervo, ex assessore alle politiche sociali, «la chiusura dei porti è una scelta elettoralistica sulla pelle di 629 persone. Il problema non si risolve lasciando una nave in mezzo al mare, oggi possiamo solo dire Restiamo umani». «Il Pd e la sinistra — osserva Mazzoni — devono ripartire da qui, con coraggio».
L’associazione Ya Basta rilancia la manifestazione del 20 giugno da piazza del Nettuno per la giornata del rifugiato: «È il momento di invertire questa spirale di odio reazionario — annuncia Neva — Per sconfiggere l’irregolarità occorre garantire tutele e diritti a tutti attraverso i permessi di soggiorno». (An. B).