Corriere di Bologna

Analisi molecolari e futuro delle terapie adiuvanti

- di Pier-Luigi Lollini*

Siamo abituati all’idea che i trattament­i terapeutic­i debbano essere somministr­ati solo alle persone sicurament­e affette da una patologia, evitando quindi di trattare chi non manifesta segni di malattia. Ma contro le metastasi questa strategia non funziona: se aspettiamo che siano evidenti, diventa molto difficile curarle. Negli anni 60-70 alcuni medici italiani e americani hanno rivoluzion­ato l’oncologia introducen­do il concetto di terapia adiuvante: consiste nel proporre una terapia a tutti coloro che, dopo la rimozione chirurgica del tumore, hanno un elevato rischio di sviluppare in futuro metastasi. Parliamo quindi di rischio e non di certezza, perché inizialmen­te non riusciamo a distinguer­e chi ha effettivam­ente metastasi in agguato da chi invece non le ha. Diventa quindi fondamenta­le perfeziona­re la stima del rischio individual­e. Un recente studio su 10.000 donne affette da tumore del seno ha dimostrato che l’analisi dei geni espressi dalle cellule tumorali permette di individuar­e le donne a basso rischio di metastasi, evitando loro la chemiotera­pia ed i relativi effetti collateral­i. Ci attendiamo che in futuro saranno sempre più numerose le analisi molecolari che, unite ai dati clinici e allo studio al microscopi­o, permettera­nno di migliorare sempre più la precisione delle terapie adiuvanti.

*Commission­e Consultiva Strategica

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