Ecco Martino: «La mia Effe vuole la serie A»
Il nuovo allenatore ha firmato un 2+1. «Battere tante volte la Fortitudo mi ha regalato questa chance La squadra? Una guardia e un lungo Usa». Curiosità: da Lawson alcuni «like» pro biancoblù sui social
La polo bianca e blu che indossa nel suo primo giorno in Fortitudo è il segno anche cromatico che la sua vita è svoltata. Antimo Martino, il nuovo allenatore presentato ieri dall’Aquila, in tutta la sua carriera aveva infatti vestito sempre e solo il giallorosso, colori sia della Virtus Roma che del Basket Ravenna, nove e quattro stagioni rispettivamente, prima del grande salto.
La Effe l’ha portato via dalla Romagna facendogli firmare un 2+1, che si trasformerebbe automaticamente in triennale in caso di promozione. «Che è l’obiettivo, scontato: se uno viene alla Fortitudo in A2 lo sa, deve provare a salire e basta» ammette. Sapendo che per la prima volta in vita sua ci sarà pressione da sostenere, pressione vera. «Si è chiuso un capitolo importante della mia carriera, ringrazio Ravenna per la chance che mi ha dato, credo ripagata col lavoro. Ma se ne è aperto uno nuovo ancor più grande, logico che c’è emozione, ma lo affronterò come ho sempre fatto: continuando ad essere me stesso». Né spavaldo né spaventato, semplicemente freddo di natura, sulla carta una grande dote in un mondo in perenne ebollizione come quello biancoblù. Molisano di Isernia, quarant’anni ad agosto, giocatore fino alla B2 ma testa da allenatore fin da ragazzino, raccontava di aver capito il suo destino a vent’anni, il giorno che in campo consigliò a un compagno di attaccare il suo avversario, carico di falli. «Come fai a sapere sempre tutto, se stai giocando?» gli chiese stranito quello, uno di tanti che sotto stress faticano anche a ricordare il proprio nome.
L’occasione della vita arriva dopo quattro sole stagioni da capoallenatore, tutte a Ravenna, dove ha fatto bene o benino (quest’anno nono posto, fuori dai playoff), ma quasi sempre benissimo contro la Fortitudo. «Forse non sarei qui senza quelle vittorie», cioè il 3-0 della scorsa stagione, comprensivo della famosa rimonta dal -28 a novembre. Chi lo conosce bene l’ha sempre visto come un predestinato, dopo la lunghissima gavetta a Roma ed i sette lunghi anni di assistentato a pezzi grossi della panchina come Repesa, Filipovski, Dalmonte, Lardo, Calvani, e naturalmente Matteo Boniciolli, che l’ha sempre considerato il suo allievo prediletto. «Sì, ci siamo sentiti, mi ha fatto il classico in bocca al lupo» racconta.
Martino però non l’ha scelto il suo ex maestro, come invece aveva fatto con Poz a marzo: «Sono fuori da tutto» conferma Boniciolli da Montecatini, dove in questi giorni c’è mezzo basket italiano riunito per le finali Under 18. L’hanno scelto Carraretto e Pavani, che già l’avevano tastato a primavera quando tirava un’aria completamente diversa, i due che ora devono fargli la squadra. «La mia idea è costruire attorno a quel che c’è già, ma non bisogna aver fretta, ragioneremo su tutti, a partire dai contratti che ci sono. Poter andare in A vincendo la stagione regolare non cambia nulla, bisogna solo fare la miglior squadra possibile. Priorità al mercato italiano». Cioè un play importante, Tomassini o Fantinelli o Amato, poi i due stranieri: «Una guardia e un lungo, già esperti di Europa. Tutto il resto è prematuro». Facendo due più due il primo nome della lista dovrebbe essere quello di Kenny Lawson, che all’improvviso su un social ha messo like a una serie di post anti Virtus.