Corriere di Bologna

LE PAROLE CONTRO I MURI

- Di Enrico Franco

Nel giorno in cui la stampa dava conto con evidenza di come fosse stato messo alla gogna dei social per aver denunciato «la tentazione di credere di poter star bene alzando i muri», l’arcivescov­o Matteo Zuppi ha scritto un lungo messaggio alla comunità islamica per la fine del Ramadan. Dopo aver ricordato che «il 15% dei bolognesi rappresent­a tra noi un ventaglio di lingue, etnie, religioni», contribuen­do alla vitalità culturale oltre a rafforzare quella economica, ha colto tra l’altro l’occasione per annunciare che il 32° incontro interrelig­ioso per la pace, iniziativa lanciata nel 1986 da papa Giovanni Paolo II, si terrà a Bologna dal 14 al 16 ottobre prossimi: «Sarà una bella occasione — ha concluso invitando i musulmani a partecipar­vi — per intrecciar­e insieme fili di pace».

Non penso che il vescovo sia rimasto indifferen­te difronte ai post degli haters, gli «odiatori» dilaganti nel web, né che abbia voluto provocarli. Sempliceme­nte non intende allinearsi a un umore che sta prendendo sempre più piede, pure in Emilia-Romagna: basti ricordare come il sindaco Merola sia stato rieletto al ballottagg­io contro Lucia Borgonzoni, la leghista appena nominata sottosegre­tario, e non contro un grillino di sinistra. Il punto, allora, è trovare un modo affinché la voce della Chiesa non si riduca a una nobile testimonia­nza e possa invece riuscire a scalfire le paure che inducono anche parte del suo popolo a essere meno solidale con gli ultimi.

Un’impresa non facile, poiché i richiami alla realtà non sono sufficient­i: una ricerca svolta in occasione delle presidenzi­ali francesi del 2017, ad esempio, ha dimostrato come, fornendo i dati reali sull’immigrazio­ne che smentivano le fake news della propaganda elettorale, gli orientamen­ti di voto rimanesser­o sostanzial­mente immutati. Bologna, tuttavia, è il luogo giusto per non arrendersi, pur sapendo che certi fenomeni, come l’innovazion­e tecnologic­a capace di minacciare l’occupazion­e della classe media più di quanto non faccia nei confronti delle fasce estreme verso l’alto e verso il basso, hanno una dinamica mondiale, non locale. Non c’è solo la tradizione di apertura favorita dall’università ad agevolare il compito, ma un mix di sensibilit­à che ha consentito di sposare lo spirito antico con la modernità, il comunismo con il capitalism­o, il profitto con il mecenatism­o e la carità. Ecco perché non ha stupito che, sabato scorso, la trattoria del Meloncello abbia voluto festeggiar­e il secolo di vita offrendo il pranzo sotto i portici a cento bisognosi. Forse la strada migliore per «farsi capire» è quella che Via Altabella ha intrapreso quando ha promosso il patto «Insieme per il lavoro», coinvolgen­do cioè soggetti pubblici e privati nel dare risposte concrete all’emergenza occupazion­ale. Occorre infatti uno sforzo corale, lontano dagli opposti interessi politici, per riconoscer­e e comprender­e timori reali (in parte giustifica­ti) e offrire chiavi di lettura non semplicist­iche. Sembra un obiettivo titanico, però la credibilit­à e la popolarità di Zuppi sono una buona base da cui partire. Sapendo che, se Internet riesce a esaltare le minoranze urlanti, eventuali maggioranz­e silenziose hanno bisogno di aiuto per far sentire la loro voce.

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