LE PAROLE CONTRO I MURI
Nel giorno in cui la stampa dava conto con evidenza di come fosse stato messo alla gogna dei social per aver denunciato «la tentazione di credere di poter star bene alzando i muri», l’arcivescovo Matteo Zuppi ha scritto un lungo messaggio alla comunità islamica per la fine del Ramadan. Dopo aver ricordato che «il 15% dei bolognesi rappresenta tra noi un ventaglio di lingue, etnie, religioni», contribuendo alla vitalità culturale oltre a rafforzare quella economica, ha colto tra l’altro l’occasione per annunciare che il 32° incontro interreligioso per la pace, iniziativa lanciata nel 1986 da papa Giovanni Paolo II, si terrà a Bologna dal 14 al 16 ottobre prossimi: «Sarà una bella occasione — ha concluso invitando i musulmani a parteciparvi — per intrecciare insieme fili di pace».
Non penso che il vescovo sia rimasto indifferente difronte ai post degli haters, gli «odiatori» dilaganti nel web, né che abbia voluto provocarli. Semplicemente non intende allinearsi a un umore che sta prendendo sempre più piede, pure in Emilia-Romagna: basti ricordare come il sindaco Merola sia stato rieletto al ballottaggio contro Lucia Borgonzoni, la leghista appena nominata sottosegretario, e non contro un grillino di sinistra. Il punto, allora, è trovare un modo affinché la voce della Chiesa non si riduca a una nobile testimonianza e possa invece riuscire a scalfire le paure che inducono anche parte del suo popolo a essere meno solidale con gli ultimi.
Un’impresa non facile, poiché i richiami alla realtà non sono sufficienti: una ricerca svolta in occasione delle presidenziali francesi del 2017, ad esempio, ha dimostrato come, fornendo i dati reali sull’immigrazione che smentivano le fake news della propaganda elettorale, gli orientamenti di voto rimanessero sostanzialmente immutati. Bologna, tuttavia, è il luogo giusto per non arrendersi, pur sapendo che certi fenomeni, come l’innovazione tecnologica capace di minacciare l’occupazione della classe media più di quanto non faccia nei confronti delle fasce estreme verso l’alto e verso il basso, hanno una dinamica mondiale, non locale. Non c’è solo la tradizione di apertura favorita dall’università ad agevolare il compito, ma un mix di sensibilità che ha consentito di sposare lo spirito antico con la modernità, il comunismo con il capitalismo, il profitto con il mecenatismo e la carità. Ecco perché non ha stupito che, sabato scorso, la trattoria del Meloncello abbia voluto festeggiare il secolo di vita offrendo il pranzo sotto i portici a cento bisognosi. Forse la strada migliore per «farsi capire» è quella che Via Altabella ha intrapreso quando ha promosso il patto «Insieme per il lavoro», coinvolgendo cioè soggetti pubblici e privati nel dare risposte concrete all’emergenza occupazionale. Occorre infatti uno sforzo corale, lontano dagli opposti interessi politici, per riconoscere e comprendere timori reali (in parte giustificati) e offrire chiavi di lettura non semplicistiche. Sembra un obiettivo titanico, però la credibilità e la popolarità di Zuppi sono una buona base da cui partire. Sapendo che, se Internet riesce a esaltare le minoranze urlanti, eventuali maggioranze silenziose hanno bisogno di aiuto per far sentire la loro voce.