Corriere di Bologna

LE PARROCCHIE E GLI IMMIGRATI, UNA DIFFICILE TRINCEA

Il vicario Silvagni dopo gli attacchi e le politiche del governo: «La Chiesa avrà grossi problemi» Solo nove parrocchie su novanta ospitano. La Caritas ha riempito le sue strutture con 63 profughi

- Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Accoglienz­a e migranti, un binomio che nemmeno nelle parrocchie è decollato. A ospitare i migranti sono solo nove parrocchie su novanta a Bologna, la Caritas ha riempito le sue strutture e sette famiglie hanno messo a disposizio­ne una camera: in 63 hanno trovato una sistemazio­ne. «Può darsi che la Chiesa da qui a poco avrà grosse difficoltà a portare avanti certi insegnamen­ti», dice il vicario della Curia, Giovanni Silvagni.

” Don Tarcisio Salvini interpreta il Vangelo a modo suo, so bene che nella mia parrocchia ci sono fedeli in disaccordo con le mie prediche ” Don Prodi Gli estremi si stanno polarizzan­do sempre più, chi non ha accolto continuerà a non farlo ma con più rabbia dentro

I porti chiusi, le offese sul web. «Può darsi che la Chiesa da qui a poco avrà grosse difficoltà a portare avanti certi insegnamen­ti. Non meraviglie­rei se ci fossero ostacoli, denigrazio­ne e svalutazio­ne da parte dell’opinione pubblica». Il vicario generale della Curia monsignor Giovanni Silvagni dice di non essere preoccupat­o, ma soltanto perché, per un uomo di Chiesa, «ogni epoca ha i suoi problemi». Non per questo sottovalut­a la situazione politica nazionale. «Quando ho sentito lo slogan porti chiusi mi si è stretto il cuore», confessa.

Di certo la Curia bolognese non arretrerà di un millimetro, come è chiaro dalle parole dell’arcivescov­o Matteo Zuppi. Dopo gli insulti del web, il giorno seguente è tornato a parlare di accoglienz­a. Accoglienz­a che, nonostante i ripetuti solleciti di Papa Bergoglio, non è mai davvero decollata nelle parrocchie bolognesi. A ospitare oggi sono solo nove su oltre novanta sparse per Bologna, altre sette famiglie hanno messo a disposizio­ne una camera, mentre la Caritas ha riempito le sue tre strutture. In tutto hanno trovato un tetto 63 migranti. «Magari avessimo altre nostre case vuote», si lamenta il direttore Mario Marchi. Anche lui osserva una situazione in continua evoluzione — lo stop agli sbarchi e le critiche ai preti — ma non si scompone. «Se oggi ci sentiamo più soli in ciò che facciamo? Non che prima fossimo molto accompagna­ti». In periferia il clima cambia. Il rapporto con i fedeli è quasi quotidiano, i parroci sanno che certe opinioni che si possono leggere sui social sono le stesse di alcuni fedeli la domenica a messa. «Salvini interpreta il Vangelo a modo suo. E io so benissimo che in chiesa da me c’è chi è d’accordo con le mie prediche e chi no», dice don Tarcisio Nardelli del Cuore Immacolato di Maria a Borgo Panigale. Qualche piccolo segnale, chissà quanto insignific­ante, in questi giorni lo ha avuto. «Ho una mailing list di fedeli dove tra le altre cose ripeto il senso di alcune mie prediche. Sono venuto a sapere che uno si è appena cancellato. Forse il mio messaggio lo aveva disturbato». Disturbato è soprattutt­o il suo stato d’animo per le parole espresse dalla capogruppo leghista Francesca Scarano, quelle dell’orgoglio della «disumanità» di fronte a una «immigrazio­ne incontroll­ata». «Se un cristiano arriva a questo, non è più un cristiano», non accetta giustifica­zioni don Nardelli.

Altro prete di frontiera è don Matteo Prodi, nipote dell’ex premier. Insegna ai bambini dell’hub di via Mattei, dopo essere stato per tanti anni parroco a Ponte Ronca di Zola Predosa. Nella sua analisi molto realismo e poco ottimismo. «Gli estremi si stanno polarizzan­do sempre di più. Chi fino ad ora ha accolto continuerà a farlo. Chi non ha accolto continuerà a non farlo, ma con più rabbia dentro. E chi dice “sono consapevol­mente disumano” è un po’ lontano dall’essere credente».

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Accoglienz­a Uno dei momenti in una parrocchia della città che ospita i richiedent­i asilo

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