«Basta decrescita felice, Così si minaccia il lavoro»
Lusetti, presidente di Legacoop: basta con la decrescita felice, contrasteremo questa visione
Cinque mesi fa aprì le porte della cooperazione al tour di Luigi Di Maio. Il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti non si è mai pentito di quella scelta («Noi dialoghiamo con tutti», disse). Ma oggi deve fare i conti con un governo che vuole cancellare le grandi opere anche in Emilia. «Non si possono fermare infrastrutture che creeranno nuovi posti di lavoro — avverte — basta con la decrescita felice. Ci opporremo».
Cinque mesi fa, quando Luigi Di Maio arrivò sotto le Due Torri, il presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti fu uno degli anfitrioni di peso che, nella sede di Conserve Italia a San Lazzaro, aprirono le porte del mondo cooperativo all’allora candidato premier del M5S. «Noi vogliamo dialogare con tutti», disse allora Lusetti, mentre il Pd osservava (un po’ spiazzato) la scena. Cinque mesi dopo il numero uno di Legacoop misura con piglio emiliano gli esiti del cammino che ha portato i 5 Stelle al governo con la Lega e a sedere in quella stanza dei bottoni (il ministero delle Infrastrutture) da cui ora vogliono cancellare le grandi opere di cui si discute da anni.
«Non si possono fermare infrastrutture che creeranno nuovi posti di lavoro, basta con la decrescita felice», alza i toni Lusetti, ritagliandosi qualche minuto tra una riunione e l’altra. Eppure il neo sottosegretario Michel Dall’Orco è stato chiarissimo. Soprattutto sullo stop al Passante di mezzo e alla bretella Campogalliano-Sassuolo. «Noi come Alleanza delle Cooperative, proprio a gennaio, abbiamo fatto un documento, “Cambiare l’Italia cooperando”, dove abbiamo riascon sunto la nostra visione della società e dello sviluppo per il Paese, ci sono alcuni valori che per noi non sono negoziabili. Il tema dell’accoglienza ai migranti, ad esempio, ma anche quello della infrastrutturazione del Paese. Utile per tutte le imprese, non solo quelle cooperative».
Due temi, migranti e grandi opere, su cui il governo gialloverde ha già mostrato i muscoli. Da una parte la vicenda Aquarius e le polemiche, mai sopite, su Ong e cooperative dell’accoglienza. Dall’altro lo stop alle grandi opere, le stesse che l’EmiliaRomagna aspetta da anni. «L’Italia ha bisogno di investire sulle nuove infrastrutture, riqualificare e riutilizzare l’esistente non è sufficiente», mette in chiaro il presidente di Legacoop. «Stiamo parlando di strade, ospedali, ferrovie. Il Paese ne ha bisogno se vuole rimanere ancorato a un’economia sempre più legata allo sviluppo dell’Europa». Di fronte al muro sulle infrastrutture di Roma, la risposta deve essere una per Lusetti. «Un contrasto netto. Da parte delle categorie economiche e di coloro che queste infrastrutture le chiedono da anni». Perché «non ci sono infrastrutture “di partito” — è il messaggio al M5S — ma comunità e distretti che chiedono di essere collegati meglio all’Europa e al mondo».
Come il distretto ceramico di Sassuolo, che spera da anni nella bretella verso Campogalliano. «Se il 60% delle piastrelle è prodotto lì, quella parte del Paese deve essere collegata in maniera importante a tutta la rete infrastrutturale». Quelli del neo sottosegretario Dell’Orco, affonda il colpo Lusetti, «mi sembrano giudizi molto superficiali. Quella non è un’opera del Pd. Se il sottosegretario avesse la bontà di incontrare tutte le categorie si renderebbe conto che ci sono anche elettori dei 5 stelle e della Lega che vogliono la bretella».
Per non parlare del Passante di mezzo a Bologna, da tempo nel mirino di Lega, M5S e Forza Italia. «Ho la sensazione che vi sia una visione un po’ ideologica e che non si sia ancora usciti dalla campagna elettorale — sottolinea il numero uno di Legacoop — invece abbiamo bisogno di persone che comincino a governare e si misurino con la comunità reale, non con un’idea di decrescita felice che andrebbe in contrasto
” Il nodo accoglienza Sui migranti siamo pronti a discutere dei 35 euro, ma non rinunciamo ai nostri valori
quello che l’Emilia-Romagna rappresenta». Perché lo sviluppo della regione, a partire dall’export, «va sostenuto, non depresso. Le persone chiedono sicurezza e lavoro, ciò che si sta ipotizzando va in direzione opposta».
Sulla questione migranti la richiesta è una sola. «Basta usare le coop come capri espiatori. Perché la cooperazione ha in gestione poco meno del 30% dei migranti coinvolti oggi nelle strutture di accoglienza». Dunque niente slogan da campagna elettorale contro il business delle coop: «Soprattutto da chi ora è al governo e ha il dovere di conoscere il fenomeno». Le cooperative sono pronte anche a discutere di una revisione dei 35 euro al giorno. «Non ci spaventa l’idea di calare il valore economico per migrante, ci saranno valutazioni di natura tecnica. Non faremo barricate contro il governo, ma ci teniamo stretti i nostri valori. Il più delle volte siamo stati chiamati a gestire delle emergenze e ci siamo resi disponibili. Ma siamo diventati un bancomat per lo Stato: quei famosi 35 euro sono spesso promessi e poi pagati con mesi o anni ritardo. Questa è la verità, al di là degli slogan».
” Il «business» migranti Non accettiamo di fare i capri espiatori, chi è al governo non può più parlare per slogan