Corriere di Bologna

«La mia compagna ora ha tutti i diritti Meritiamo la felicità»

Anna e sua figlia di 3 anni. Ieri ha firmato l’atto

- Di Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando ieri mattina le hanno fatte aspettare nella Sala Rossa, dove era stata celebrata la loro unione civile qualche mese prima, il cuore ha iniziato a correre all’impazzata. Quando poi il sindaco le ha chiamate nel loro ufficio e ha messo nero su bianco quella postilla che probabilme­nte cambierà la loro vita, e quella della loro bambina, l’emozione è stata quasi incontenib­ile. Anna (nome di fantasia, ndr),

36 anni, è una delle otto mamme che ieri hanno messo fine, con una firma, a un percorso lungo. A tratti difficilis­simo. Talvolta umiliante. Lei e la sua compagna Irma (nome di fantasia, ndr), 42 anni, per i registri di Palazzo d’Accursio da ieri sono entrambe le mamme della loro bimba di 3 anni. Per la legge italiana solo una poteva essere considerat­a mamma, quella biologica. In questo caso Anna. Irma no.

Anna, è finita. O meglio, forse inizia un’altra fase.

«Oggi posso dire che siamo molto felici. E forse sono più felici i nonni e gli zii dalla parte di Irma. Sono sempre stati i nonni e gli zii, ma da oggi vanno fieri di dire che lo sono ufficialme­nte».

Cosa c’è stato prima di questa firma?

«È stato un percorso difficile, perché prima di diventare mamme abbiamo avuto moltissimi dubbi. E questo voglio che sia chiaro: non è vero che le coppie omosessual­i, quando decidono di avere dei figli, prendono questa decisione a cuor leggero. Anzi. È un passo difficile, che fa paura. Non siamo persone egoiste, siamo solo persone che vogliono

Il futuro e il governo Non temiamo che il nuovo governo impugni gli atti firmati dai sindaci. Vogliamo essere fiduciose che vada sempre tutto bene

una famiglia».

Come è stata la vostra vita da mamme omosessual­i?

«In realtà siamo sempre state attorniate da persone molto attente e molto sensibili. All’asilo nido di nostra figlia siamo sempre state trattate normalment­e, perché siamo una famiglia normale. Nostra figlia è normale. Certo però qualche intoppo c’è stato, non è sempre andato tutto liscio. Siamo state rifiutate da una scuola materna paritaria recentemen­te e siamo state rifiutate

da una parrocchia, quando c’è stato da battezzare nostra figlia. Abbiamo avuto meno accoglienz­a da chi l’accoglienz­a in fondo la predica».

Ci sono altre famiglie arcobaleno che, invece dell’iscrizione dell’altro genitore all’anagrafe, hanno preferito intraprend­ere il percorso della stepchild adoption, ritenendol­o più sicuro. Non temete che il nuovo governo possa impugnare gli atti dei sindaci più coraggiosi?

«Ci stavamo già preparando al percorso della stepchild adoption, quando abbiamo iniziato a sentire che qualche sindaco si stava muovendo per registrare il secondo genitore all’anagrafe. Abbiamo contattato il Comune e in meno di un mese eccoci qui. Non temiamo che tutto venga ribaltato, perché siamo state rassicurat­e che impugnare un atto del genere è difficile. Poi uno spera sempre che vada tutto bene, vogliamo essere fiduciosi del fatto che sarà così?»

Alla vostra bambina cosa avete raccontato?

«Nostra figlia sa tutta la sua storia, da quando è nata. Abbiamo librerie piene di libri che raccontano le famiglie come la nostra. Lei è nata e cresciuta con due mamme, ci chiama “mamma Anna” e “mamma Irma”: per lei è normale così, non si pone nemmeno il problema. All’asilo le sue maestre ci hanno confermato che è una bambina serena e allegra».

 ?? Battaglie ?? Le famiglie arcobaleno stanno facendo una battaglia da anni per vedere riconosciu­ti i propri diritti. Il Comune ora permette di registrare all’anagrafe figli già grandi di coppie omogenitor­iali
Battaglie Le famiglie arcobaleno stanno facendo una battaglia da anni per vedere riconosciu­ti i propri diritti. Il Comune ora permette di registrare all’anagrafe figli già grandi di coppie omogenitor­iali

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