L’esame della Pillati: che ansia quel corridoio
L’assessore alla Scuola Marilena Pillati e il suo esame: «Passai con 50»
«Fu la prima vera prova della mia vita». L’assessore alla Scuola Pillati ricorda la sua Maturità. Era il 1984. «Ci misero in corridoio, ricordo ancora l’ansia».
Quando arrivò alla Maturità, nel 1984, aveva già fatto tre esami. Perché agli studenti della sua generazione era toccato anche l’esame di seconda elementare. «Però, certo, la Maturità fu per me la prima vera prova davvero impegnativa, si caricò di molta ansia». L’assessore alla Scuola e vicesindaco Marilena Pillati, classe ‘65, è un’ex studentessa del liceo scientifico Fermi. Racconta del suo esame e intanto srotola i ricordi di quelle giornate intense, faticose, ancora nitide nella memoria a distanza di più di trent’anni.
Assessore Pillati, riavvolgiamo il nastro fino al 1984. Come si vede la mattina della prima prova?
«Ero molto triste. Negli anni del liceo mi ero molto appassionata alla politica e l’anno della Maturità morì Berlinguer. Sognavamo di cambiare il mondo e ci piombò addosso una grande tristezza. Affrontai quell’esame con molta ansia, non ho mai preso le cose alla leggera. Ho sempre vissuto le prove della mia vita con grande coinvolgimento, poi ho capito che ogni tappa superata irrobustisce le spalle per quella dopo».
Che tema scelse allora e quale avrebbe scelto oggi?
«Scartai il tema storico e quello scientifico sul nucleare per svolgere quello su una frase che parlava del valore dell’esame come prova da superare e come metafora della vita. Oggi non avrei avuto alcun dubbio: avrei scelto la traccia sulla Costituzione, un tema bellissimo».
Masse e propaganda, cooperazione internazionale e nascita dell’Europa, Bassani e le leggi razziali. Più attuali e «di peso» di così gli altri temi di quest’anno non potevano essere.
«In un momento politico come questo, tracce di questo tipo sono una cosa interessante. Mi piacerebbe molto sbirciare tra i banchi e sapere un po’ come i ragazzi affrontano questi argomenti in questo momento. Avremo delle belle sorprese. A volte li sottovalutiamo, ma dobbiamo ricordarci che il pensiero superficiale non appartiene a questa età, contraddistinta ancora dalla purezza del pensiero».
Ma lei, vicesindaco, li usò o no i bigliettini? Dica la verità.
«I bigliettini non li ho usati. Il pensiero che i miei professori, che si fidavano di me, avrebbero potuto trovarmi con dei bigliettini, mi faceva vivere la cosa malissimo. Non li portai. Preferii non tradire la loro fiducia. Il grosso problema fu il fatto di averci messi tutti in corridoio. Me lo ricordo ancora quel corridoio. In classe, soprattutto nei compiti di matematica, sapevamo come orientarci per chiedere suggerimenti o darne. In corridoio non ci fu possibile, ci vennero tolti tutti i punti di riferimento».
E finalmente la Maturità finì. Il dopo Maturità della futura assessora alla Scuola come fu?
«Fu l’estate più bella della mia vita. Finita la pressione dell’esame, me ne andai in vacanza per mesi. Feci un bellissimo viaggio in Grecia con le mie amiche ed ebbi tutto il tempo, perché allora ce lo si poteva prendere, di scegliere la facoltà. Adesso non sarebbe più possibile, i ragazzi devono prepararsi ai test per l’università, mentre studiano per la Maturità».
Lei e i suoi compagni di liceo siete rimasti in contatto?
«Con qualcuno sì. Casualmente due compagni del liceo hanno i figli nella stessa scuola di mia figlia: stessa scuola e stessa sezione di quando andavamo noi. I casi della vita. Di altri conosco i successi professionali: hanno fatto esattamente quello per cui erano portati e sono felice per loro anche da lontano».
” Le tracce Scelsi il tema sul valore dell’esame come metafora della vita Oggi? Farei quello sulla Costituzione