Rifugiati, Salvini manda i rinforzi
Dieci funzionari in più per accelerare le domande di asilo politico Il 70% non ha i requisiti, ma per la risposta servono più di 18 mesi
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha convocato a Roma i presidenti delle commissioni deputate al rilascio della protezione internazionale ai migranti che hanno presentato richiesta di asilo politico. Salvini vuole accelerare i tempi, che ora sono molto lunghi, qui fino a più di un anno e mezzo, e per farlo manda rinforzi da Roma. A Bologna di fatto con i dieci funzionari in arrivo annunciati dal ministro il personale raddoppia. E il governo si aspetta che si dimezzi il tempo necessario a dire sì o no.
Accelerare le risposte alla richiesta di asilo vuole dire avere meno persone in attesa, senza lavoro, che hanno bisogno di accoglienza. E che nel migliore dei casi sono nell’hub di via Mattei o nelle strutture predisposte. Solo alla commissione di Bologna sono quasi diecimila i migranti che aspettano di conoscere il verdetto della commissione. «È fondamentale — ha detto il ministro Matteo Salvini — rendere massimamente efficienti e veloci le procedure di esame delle istanze di riconoscimento della protezione da parte delle commissioni operanti sul territorio, a tutela di coloro che hanno veramente diritto all’asilo e a ricominciare una nuova vita». E sui nuovi funzionari ha aggiunto: «Sono certo che la loro presenza e la loro professionalità costituirà un valore aggiunto per ridurre i tempi di esame delle richieste e fornire una adeguata risposta a chi fugge da persecuzioni, torture o dalla guerra».
In Italia le commissioni sono 49, e hanno il compito proprio di vagliare le domande. In Emilia-Romagna sono due: una ha competenza sul capoluogo e tutta l’Emilia, l’altra sulla Romagna. È infatti nel momento che i migranti varcano il portone di via Mattei che diventano ufficialmente richiedenti asilo, ma le richieste di protezione internazionale sono così tante che prima di poter raccontare la propria storia davanti alla Commissione territoriale in via Altabella possono trascorrere anche diciotto mesi. Un anno e mezzo vissuto nel limbo, con il rischio di perdersi, fra malaffare e lavoro nero. Ed è vero anche che alle richieste di chi è arrivato dall’Africa con un barcone si aggiungono quelle di chi giunge attraverso la rotta balcanica, o di chi ha vissuto da clandestino ma decide di affiorare.
La Commissione di Bologna rigetta il 71% della richieste. Più della metà delle domande riguarda i migranti economici. Poi c’è la roulette dei permessi: umanitario (dura due anni), sussidiaria (cinque anni), asilo politico (cinque anni). E quella dei rinnovi delle protezioni. Presto arriverà quella dei permessi umanitari, e molti sono migranti economici.
La questione del rilascio della protezione internazionale è cruciale. Per questo il Viminale, ai tempi di Minniti, è ricorso ai ripari con le aperture di nuove sezioni all’interno delle Commissioni territoriali — a Bologna è stata aperta una il primo giugno — e con la formazione di 250 funzionari che si occuperanno delle interviste ai migranti durante le audizioni. In via Altabella dal 25 giugno ci saranno dieci funzionari in più e prenderanno il posto del funzionario della Questura e di un dipendente del Comune, mentre restano ai loro posti il funzionario prefettizio e il rappresentate dell’Unhcr. Proprio martedì il neo ministro dell’Interno Matteo Salvini ha incontrato i presidenti delle 49 Commissioni territoriali, presente anche il presidente della Commissione di Bologna, Antonio Giannelli.