Corriere di Bologna

Ma solo il 18% è rifugiato

Accoglienz­a, numeri e tempi. E chi ne ha davvero diritto

- di Maria Centuori

Dieci funzionari in più per ridurre i tempi di esame delle richieste e fornire un’adeguata risposta a chi fugge da persecuzio­ni, torture o dalla guerra. La Commission­e di Bologna s’irrobustis­ce e raddoppia il numero degli intervista­tori per le audizioni dei richiedent­i asilo. Da qui dipendono le sorti dei permessi internazio­nali. In via Altabella — dove vengono trattate le pratiche provenient­i dalle 6 province emiliane — le persone sentite nel 2017 sono state 3.227, all’incirca il 50% in più rispetto all’anno precedente. E i numeri aumentano nel 2018: nei primi quattro di quest’anno, rispetto al 2017, c’è stato un aumento delle audizioni del 21%. Un numero di pratiche molto alto, tanto che la Commission­e di Bologna si colloca al quarto posto per numero di procedimen­ti dopo Roma, Milano e Crotone. Dati che sono stati presentati martedì al Viminale dal neo ministro Salvini all’incontro con i commissari e i 250 nuovi funzionari. Dal report stilato dalla rivista dell’Associazio­ne nazionale magistrati emerge anche che a Bologna il 71% delle pratiche vengono rigettate. Uno dei più alti tassi di non riconoscim­ento della protezione internazio­nale dopo Firenze e Perugia (82,4%), dopo Bari (85%) e Siracusa (72%). Dinieghi che dipendono soprattutt­o dalla storia del richiedent­e asilo. Sono sempre di più migranti economici. Basta vedere anche gli esiti positivi del 2017 a quali permessi hanno portato: il 58,2% sono protezioni umanitarie, il 23,4% sono sussidiari­e e solo il 18,5% corrispond­e allo status di rifugiato. Nonostante la mole di lavoro concluso, ci sono quasi 10.000 richieste pendenti, alcune anche del 2016.

Tribunale e Corte d’Appello

Uffici al collasso nonostante il decreto Minniti-Orlando abbia cancellato la possibilit­à di ricorrere in secondo grado e nonostante il drastico calo degli sbarchi. C’è l’ingorgo ricorsi per le richieste di protezione internazio­nale in Tribunale e in Corte d’Appello, che rischiano il collasso. È quanto dichiarato il presidente Giuseppe Colonna all’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o. I procedimen­ti pendenti nell’ultimo anno sono aumentati del 96%. Tra il primo luglio 2016 e il 30 giugno 2017 i fascicoli in via Farini sono stati 3.064, contro i 1.547 del periodo precedente, mentre i pendenti , nonostante l’aumento dei definiti (1.839 contro 741) sono aumentati a 2.507 (+96%).

Al tribunale ordinario di Bologna dal primo gennaio al 30 settembre 2017 sono arrivati 2.318 ricorsi contro i rifiuti della commission­e prefettizi­a: più di 250 al mese. A dimesi cembre 2017 i fascicoli pendenti erano 2.524. Alla sezione speciale 350 pratiche in un mese. In tribunale i procedimen­ti iscritti sono passati in 4 anni da 353 (del 2013) a 3.197 (del 2017) e quintuplic­ati negli ultimi due anni.

Accoglienz­a: Hub, Cas e Sprar

Esattament­e quattro anni fa, proprio in occasione della giornata del Rifugiato, il portone di via Mattei si apriva ufficialme­nte per accogliere i profughi. Sull’etichetta del campanello si leggeva per la prima volta hub, centro regionale di prima accoglienz­a al posto di Cie, centro di identifica­zione ed espulsione. Gli arrivi non contavano più di 300 persone in quelle settimane, e già il numero faceva clamore.

Quattro anni dopo da via Mattei sono passate 31.596 persone, di queste 22.284 richiedent­i asilo sono stati trasferiti nei centri di seconda accoglienz­a. In 4.723 si sono allontanat­i. Lo hanno fatto probabilme­nte prima di essere identifica­ti con la speranza di arrivare al confine e di superarlo per andare in altri paesi d’Europa, ignari del fatto che le loro impronte, per la legge internazio­nale Dublino III, li hanno legati per sempre all’Italia, Paese di primo approdo. In 4.510 hanno rinunha ciato all’accoglienz­a, che non vuol dire però rinunciare alla richiesta d’asilo politico, che procede comunque, sempliceme­nte hanno deciso di non voler stare in una struttura, che sia Cas (Centro accoglienz­a straordina­ria) o Sprar (Sistema protezione internazio­nale rifugiati e asilo politico). Per appena 18 persone è stato emesso un decreto di decadenza dall’accoglienz­a. Che vuol dire per esempio che sono stati allontanat­i se non hanno rispettato il regolament­o della struttura. Restano fuori dal circuito dell’accoglienz­a ma non dalla richiesta d’asilo.

Gli arrivi nel 2014 sono stati 2.502. Due anni dopo, nel 2016, sono arrivate 11.808 persone e in città è stato l’anno con maggiore arrivi. Poi il cambio di passo e di politica e nei primi mesi di quest’anno sono arrivati solo 270 profughi. C’è poi la seconda accoglienz­a, quella negli Sprar — sistema di accoglienz­a protezione internazio­nale per richiedent­i asilo e rifugiati che in città conta 1.339 ospiti. In tutta la città metropolit­ana sono 2.570, le strutture sono 90. L’ambizione è quella della conversion­e in Sprar di tutte le strutture di seconda accoglienz­a aperte in emergenza, i cosiddetti Cas che accolgono 1.132 richiedent­i asilo.

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Nel centro L’hub di via Mattei ha ospitato più di 30.000 migranti in quattro anni

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